Corriere della Sera

«Cattivi sondaggi? Divisioni e distinguo non ci hanno aiutato Ma si può vincere»

L’INTERVISTA GRAZIANO DELRIO Il ministro: partita da giocare, M5S non crescerà

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orrei che il trasporto pubblico di tutti i giorni diventasse sempre di più un obiettivo prioritari­o di tutto il Paese. Noi abbiamo fatto tanto, senza aver ereditato grandi progetti. Spero che questo lavoro non venga disperso nei prossimi anni». Sembra quasi un bilancio di fine mandato quello del ministro delle Infrastrut­ture Graziano Delrio, che oggi ne parlerà a Bologna agli Stati generali per la mobilità quotidiana.

Resta il fatto che il 60% degli italiani si sposta con mezzi privati, contro il 40% della media europea. Siamo ancora indietro.

«Certo, abbiamo un ritardo storico non facile da recuperare. Un gap di infrastrut­ture, mezzi e organizzaz­ione che produce danni enormi all’ambiente, alla vivibilità delle nostre città. Ed è una tassa occulta di oltre 1.500 euro l’anno per le famiglie degli “automobili­sti per forza”. Ma non siamo stati certo fermi. Per i prossimi quindici anni, contando anche il cofinanzia­mento regionale, abbiamo stanziato 10 miliardi di euro che consentira­nno di sostituire ogni anno 2.500 autobus vecchi e inquinanti con mezzi di nuova generazion­e. Negli scorsi 15 anni lo Stato aveva dato 500 milioni».

Sulle metropolit­ane, però, non c’è confronto. La sola Madrid, con 290 chilometri, ha una rete superiore a tutte le città italiane, che arrivano a 230. Siamo ancora fermi lì.

«Non è vero. Negli ultimi quattro anni, tra Milano, Napoli e Torino, la rete italiana è cresciuta di 27 chilometri e abbiamo messo a disposizio­ne 13 miliardi di euro, cioè la stessa cifra messa a disposizio­ne nei 20 anni precedenti. Credo che questa sia una vera rivoluzion­e. Spero sarà colta».

Però si tratta di programmi pluriennal­i, bisogna vedere se quei soldi saranno spesi davvero.

«Ma per risolvere il problema della mobilità è necessario programmar­e su diversi anni. Se Milano sta diventando sempre di più una città europea è proprio perché sta investendo sul trasporto pubblico liberandos­i dalle auto. Lo stesso può accadere a Napoli, che ha la metro più bella del mondo».

A Roma, invece, l’azienda dei trasporti rischia il fallimento e si avvia al concordato preventivo.

«Noi siamo pronti a fare la nostra parte e con la sindaca c’è collaboraz­ione. Dopodiché, se vuole la mia opinione, la strada migliore è mettere a gara il servizio. Su Roma non decido io ma la politica è di queste cose che si deve occupare».

Forse anche dei sondaggi. Il Pd continua a scendere, adesso è sotto il 25%. Sarà preoccupat­o.

«Per niente, i sondaggi vanno e vengono. Poco prima del voto del 2013 il centrosini­stra veniva dato sopra il 40% e poi si fermò molto al di sotto. Certo, i distinguo e le divisioni delle ultime settimane non hanno aiutato».

Non vi resta che l’accordo con Berlusconi dopo il voto.

«Lo escludo. Complessiv­amente il centrosini­stra è ancora in grado di giocarsela con il Al governo Graziano Delrio, 57 anni, è ministro delle Infrastrut­ture e dei trasporti da aprile 2015. Ex titolare degli Affari regionali nel governo Letta, è stato sindaco di Reggio Emilia dal 2004 al 2013 (Ansa) centrodest­ra. E le nostre idee di Paese sono alternativ­e, anche perché a dettare l’agenda di Berlusconi è Salvini».

Alternativ­e?

«Alternativ­e. Il centrodest­ra è per la flat tax, tagliare le tasse punto e basta. Noi siamo per tagliare le tasse alle imprese che investono e assumono, come abbiamo già fatto. Il nostro obiettivo non è solo creare ricchezza ma anche ridistribu­irla in modo più equo».

Eppure si continua a parlare di larghe intese, di Carlo Calenda come premier di un accordo tra Pd e Forza Italia.

«Fantapolit­ica. Il prossimo presidente del Consiglio lo deciderann­o gli italiani con il voto e poi il presidente della Repubblica. La partita è tutta da giocare. Un terzo degli italiani è ancora indeciso. Il voto “arrabbiato” dei grillini resterà stabile. E, al voto di denuncia, l’italiano medio preferirà quello di proposta».

Per lo ius soli lei ha fatto anche lo sciopero della fame. Sembra difficile che la legge possa passare.

«Io ci credo ancora. Se il Movimento 5 Stelle e il centrodest­ra lasciasser­o votare secondo coscienza e non per ordine di appartenen­za, i numeri ci sarebbero. Se invece si vuole guardare solo l’ultimo sondaggio...».

Se invece si vuole guardare solo l’ultimo sondaggio?

«Quello è un modo di far politica che mi mette tristezza».

Nel 2013 ci davano oltre il 40% e finimmo molto sotto L’italiano medio preferirà le proposte al voto di denuncia

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