Corriere della Sera

ROTTA BALCANICA

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In seguito al conflitto in Siria la rotta si è riaperta con migliaia di persone in fuga dalla guerra e dalle violenze. Il 5 Marzo 2016 però le frontiere di Ungheria, Croazia, Bulgaria e Grecia sono state ufficialme­nte chiuse, interrompe­ndo di fatto il passaggio e lasciando migliaia di profughi in una condizione di stallo. Di questi Stati, l’unico a non aver chiuso i confini è la Serbia, che ospita 7.740 rifugiati, profughi e richiedent­i asilo, la gran parte di origine afghana e pachistana. stati portati con un imam al cimitero cristiano ortodosso di Sid. «Sotterrate­ci con lei» ricorda di aver detto il padre, contrario a questa sepoltura fatta quasi di nascosto. La famiglia aveva chiesto che Madina fosse sepolta nella capitale, Belgrado, dove è presente una comunità afghana.

Madina se n’è andata così, respinta illegalmen­te da un Paese dell’Unione Europea. Ma la autorità croate hanno smentito questa ricostruzi­one, negano che la piccola e la sua famiglia abbiano messo piede nel loro Paese prima dell’incidente e tanto meno che le guardie di frontiera l’abbiano respinta e indirizzat­a verso i binari.

Ma diverse organizzaz­ioni umanitarie, tra cui Medici senza frontiere, hanno documentat­o il respingime­nto di centinaia di persone con diritto di chiedere asilo. Tutti respinti dai confini europei in Croazia, Ungheria e Bulgaria. Secondo Msf, almeno sette profughi, di cui tre bambini, sono morti al confine tra Serbia e Croazia nell’ultimo anno, proprio lungo la linea dei binari tra Tovarnik e Sid. Madina riposa in pace, purtroppo non da sola.

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