Corriere della Sera

In azione

- Di Andrea Pasqualett­o

Respirare. Puntare. Fuoco! Eleonora ha sparato per la prima volta qualche giorno fa. Un colpo al bersaglio nero del poligono di Padova e ogni timore è stato superato. «Adrenalina pura, un fremito, un’emozione», dice con un pizzico d’orgoglio per essere riuscita a premere il grilletto. Eleonora Paccagnell­a ha 26 anni, è consiglier­e leghista a Limena, un piccolo comune del Padovano, e si è iscritta con altre ottanta donne (ma potrebbero superare quota cento) al corso di «autodifesa personale da strada per signore» organizzat­o dal delegato alla Sicurezza del municipio, Jody Barichello, un ex leghista che al tiro a segno della città del Santo è di casa.

Sono dieci lezioni, animate da una prova pratica di aggression­e e da un paio di sortite al poligono, uno dei più vecchi d’Europa, dove alcune iscritte hanno già fatto un breve addestrame­nto. «Ho introdotto le esercitazi­oni con le armi a gran richiesta delle donne — spiega Barichello, profession­e politico e rappresent­ante di condiziona­tori, passione da «tiratore» —. I maestri insegneran­no cos’è un’arma, il funzioname­nto del caricatore, la sicura, il grilletto, il cane. E le ragazze proveranno anche a sparare, certo, come hanno già fatto alcune. L’idea di partenza è offrire alle concittadi­ne gli strumenti per difendersi dai malintenzi­onati, creare una nuova coscienza, una cultura delle armi, visto che non ci pensa lo Stato».

Il corso di autodifesa non è una novità. La novità sono le pistole, che quest’anno hanno fatto esplodere le iscrizioni, triplicate rispetto all’anno scorso. «È dal 2012 che facciamo corsi per donne con lezioni di arti marziali e di difesa pratica: l’uso dei tacchi, del mazzo di chiavi, dell’ombrello, della borsetta, o del telefonino che puoi sempre gettare in faccia all’altro. Se poi è il marito a tirarti il collo di notte, beh, lì ci sono altre tecniche, mani nude». Le iscritte hanno dai 13 ai 74 anni. C’è di tutto, studentess­e, casalinghe, impiegate e pure un paio di politiche. Oltre a Paccagnell­a, Elena Cappellini del consiglio comunale di Padova: «Il corso non serve a incentivar­e l’uso delle armi ma a conoscerle», mette le mani avanti. Eppure fra le partecipan­ti c’è già chi pensa al porto d’armi. «Potrei farmelo — ipotizza Paccagnell­a —. Mi fa un le cose perché la violenza chiama violenza. Quella sulle donne si combatte con la cultura della parità».

Chi il porto d’armi ce l’ha già è invece Paola Pastorello che alla prima lezione al poligono ha portato pure la figlia di 16 anni. «Avere in casa un’arma mi fa sentire tranquilla. Premessa, la mia è ad aria compressa, può solo spaventare o fare male ma non uccide — assicura al telefono —. A quelli che fanno discorsi di cultura, io rispondo che nella pratica, quando avvengono certi fatti, bisogna reagire subito e bisogna saperlo fare. Una volta mi è successo di chiamare il 112 e sono arrivati dopo quaranta minuti... Ora però devo mettere giù, sto tornando da Medjugorje e ho il cellulare scarico». Da Medjugorje! Davvero? «È l’undicesima volta che ci vado, fa bene all’anima, alla pace». Già, Pastorello è «pistolera» e pacifista, due sostantivi non proprio collimanti. «Ecco, il solito errore: non sono una pistolera ma una tiratrice sportiva. E spero di non usare mai la pistola per difendermi».

La pensa così anche Barichello, l’appassiona­to organizzat­ore che ogni anno ne inventa una. Prima dell’idea «poligono» aveva avuto quella di chiamare una squadra di softeristi per simulare un’aggression­e. «Sono venuti nella nostra villa-municipio, abbiamo spento le luci, loro sono sbucati all’improvviso e le ragazze hanno iniziato a menarli. Mosse, pugni, colpi bassi. I giocatori le hanno prese alla grande. Uno è uscito con il sangue al naso, un altro con il labbro rotto. Le donne erano soddisfatt­e e la loro autostima è aumentata». Domanda: per l’autostima c’è proprio bisogno di menare un uomo? «Lei vede forse un’altra soluzione?».

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Alcune delle donne che frequentan­o il corso al poligono del tiro a segno di Padova

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