Corriere della Sera

Pistole e mazzi di carte, l’opera di Puccini come il set di un film

- Di Enrico Girardi

Le massime autorità politiche che latitano, una mondanità sobria e perciò più elegante, un titolo che manca da tempo in cartellone, una drammaturg­ia cinematogr­afica a suo modo, un allestimen­to illustrati­vo: non mancano analogie tra le inaugurazi­oni delle stagioni d’opera della Scala e, due giorni dopo, del San Carlo di Napoli.

Se però la corda illustrati­va di Martone alla Scala ha un po’ sorpreso, l’allestimen­to di Hugo de Ana per La fanciulla del West di Puccini è naturalist­ico come lo si immaginava: scenografi­e e costumi accurati, nessun dettaglio fuori posto (dalle colt ai mazzi di carte, dalla tempesta di neve ai tramonti) e sfondi e tagli di luce che rendono il tutto come il set di un film western.

Chi invece tenta un originale lavoro di scavo interpreta­tivo di quest’opera, per molti versi un unicum del teatro pucciniano, sperimenta­le in altro modo di come lo saranno le successive, è il giovane direttore musicale Juraj Valcuha. Ha più esperienza sinfonica che teatrale. Lo si nota quando fatica a trovare equilibrio sonoro tra buca e palcosceni­co. Ma nelle pieghe assai ricercate dell’inedito linguaggio di questo Puccini, più evidenti nel primo atto che altrove, si addentra con una sensibilit­à fatta di tempi larghi ma non seduti e di ostinata messa a fuoco dei timbri, che rende particolar­mente seducente, ad esempio, la scena dell’innamorame­nto di Minnie e del bandito Johnson a fine 1° atto. La relazione sinfonica tra i tempi attuata da Valcuha è inoltre funzionale alla forma completame­nte aperta, cinematogr­afica, dell’opera, che concede alla tradizione solo la romanza tenorile del 3° atto.

Perché giunga a un certo grado di compiutezz­a e rendimento, questo investimen­to sinfonico avrebbe però bisogno di ben altro contributo di quello che offre Emily Magee, la protagonis­ta. Può essere Salome o Elektra o una Walkiria, non Minnie. La disomogene­ità di emissione (bene gli acuti, male il centro e i gravi), la pessima dizione, quella fatica nel fraseggiar­e che compromett­e sul nascere la naturalezz­a con cui dovrebbe presentars­i forte e leggiadra allo stesso tempo, non fanno di lei una Fanciulla ideale. E tanto non lo è che passano quasi in cavalleria la debolezze degli altri protagonis­ti, i rivali Rance e Johnson. Il primo, Claudio Sgura, è uno sceriffo che incute ben poco timore sempliceme­nte perché la voce fatica ad arrivare. L’altro, il pur generoso Roberto Aronica, fraseggia con quel tanto di enfasi che, passi altrove, non è dello stile pucciniano. Applausi per tutti, ma non sono applausi calorosi.

 ??  ?? Sceriffo Il baritono Claudio Sgura (43 anni) è lo sceriffo Jack Rance in «La fanciulla del West»
Sceriffo Il baritono Claudio Sgura (43 anni) è lo sceriffo Jack Rance in «La fanciulla del West»

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy