Corriere della Sera

Fiorentina tonica Napoli col fiatone

Azzurri per la seconda volta di fila senza gol

- Alessandro Pasini

NAPOLI Il Napoli ha perso la memoria. Del gioco, della vittoria, del primato. Era l’occasione buona per tornare in testa alla classifica, è stata una brutta domenica incastrati nel labirinto costruito con studio e furbizia da quella che Pioli ha definito «la migliore Fiorentina dell’anno».

Lo 0-0 finale, che Aurelio De Laurentiis ha accolto lasciando il San Paolo al 38’ della ripresa, è un premio a un’ottima Fiorentina e un’istantanea perfetta del momento oscuro dei sarriani. A parte un tiro alto iniziale di Jorginho su assist di Mertens, tutti i primi 45’ sono stati un ruminare palla a distanze e tocchi sbagliati, con troppe controfigu­re degli originali (Hysaj, Hamsik, Jorginho, Callejon, Mertens) e l’evidente impaccio nel trovare un piano B. Con l’assenza di due terzi (Ghoulam e Insigne) della catena di sinistra — quella che origina la superiorit­à e prepara il cambio di lato verso Callejon o Mertens — e senza una torre come Milik, non si vedono alternativ­e efficaci per arrivare in porta con continuità. È un insieme di qualità perdute e rimedi mancati che si somma a una condizione apparentem­ente sotto standard (Sarri però nega), alla cresciuta capacità delle avversarie di trovare contromisu­re tattiche

e forse, Sarri dixit, a «un certo nervosismo» che genera ansia e precipitaz­ione.

Dopo che la Fiorentina — nel primo tempo persino più armonica del Napoli, nel secondo più difensiva ma mai passiva — ha impegnato Reina con Benassi e Simeone (2 volte), il Napoli ha fatto il Napoli solo nel primo quarto d’ora della ripresa quando Zielinski, incerto vice Insigne, prima ha tirato alto e poi ha trovato Sportiello a deviare sul palo. La Fiorentina però è riuscita a riequilibr­arsi e gli azzurri sono stati pericolosi ancora solo con Mertens, stoppato dal portiere. Di questo insolito digiuno (è la prima volta nell’era Sarri che il Napoli non segna per due gare di fila) l’allenatore ha dato la colpa più all’avversario «in salute» che agli impacci dei suoi, sostenendo di avere contato 7 palle gol (noi ne abbiamo registrate 3 vere) e di sentirsi «sollevato dal secondo tempo affrontato con determinaz­ione e intensità». Ecco perché, anche se la realtà è grigia, il futuro non lo preoccupa: «Non dobbiamo ascoltare le voci di fuori. Il campionato è come la vita: i momenti difficili arrivano sempre e i forti li superano in fretta». Se il Napoli è forte davvero, questo è il momento di dimostrarl­o.

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(Getty Images) A secco Dries Mertens, 30 anni, un tiro nello specchio e zero gol

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