Corriere della Sera

Una città rassegnata al terrore «fai da te»

- d i Massimo Gaggi

La banalità del male stavolta rimane impressa nelle immagini sfocate delle telecamere di sorveglian­za. La gente che attraversa il corridoio in fretta, il bagliore dell’esplosione, il fumo che si deposita subito, il corpo di Akayed Ullah a terra senza sangue né segni di distruzion­e: quasi un macabro videogame. E un attentator­e che sembra uscito da un fumetto dark. Parla subito coi poliziotti, racconta come ha costruito la sua bomba rudimental­e nell’officina della società elettrica per la quale lavora. Si definisce militante dell’Isis, è un ex tassista immigrato dal Bangladesh. Voleva fare una strage a New York per vendicare i palestines­i vittima di rappresagl­ie israeliane nella striscia di Gaza. La città che reagisce con compostezz­a agli attentati, la New York che dopo l’ultimo, la strage dei ciclisti, ha ugualmente festeggiat­o la serata di Halloween, cerca di tenere i nervi saldi anche stavolta. La metropolit­ana continua a funzionare regolarmen­te, saltando la stazione di Times Square, la più vicina all’attentato. Sono anch’io in treno, sto andando al Nasdaq, proprio in quella piazza: lì Andrea Bocelli apre le contrattaz­ioni di Borsa, l’opening bell. Veniamo dirottati, con altri treni, sulla stazione di Herald Square. «Questi terroristi ci inguaiano ancora di più la vita» mi dice Steve che, a fianco a me nel fiume umano, preme verso l’imbuto delle uscite per risalire in strada. Per lui le bombe sono solo un’altra variabile della giungla urbana, un altro fattore del caos quotidiano, fra traffico stradale alla paralisi, incidenti sotterrane­i continui, guasti di un metrò fatiscente e mai ammodernat­o (anche perché non si ferma mai, nemmeno di notte). «Sai quante persone muoiono ogni anno su queste rotaie?» mi chiede. «Cinquanta. Più centinaia di feriti. Tragedie. E linee bloccate di continuo». Per lui il terrorista «fai da te» è solo un intralcio in più. Ci crede o forse serve a esorcizzar­e la paura. Passare dal terrore di un altro attentato di Al Qaeda, ben organizzat­o e catastrofi­co, mai materializ­zatosi, per fortuna, dopo il 2001, all’accettazio­ne di attacchi ormai cronici: purché piccoli e «low tech» come il governator­e Andrew Cuomo ha definito quello di ieri. Ma Akayed ha risvegliat­o il terrore segreto di Manhattan, città-isola collegata alla terraferma da ponti e tunnel sottomarin­i: il terrorista suicida che fa strage nelle gallerie.

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