«Siamo pronti ad accettare armi dall’Iran»
«Se la comunità internazionale non ci aiuta a combattere Israele e non reagisce compatta alle follie di Trump, allora noi palestinesi dovremo essere pronti a qualsiasi sacrificio pur di difendere i nostri diritti sulla nostra terra. Potremmo accettare armi e munizioni dall’Iran e saremmo ben felici se Hezbollah dal Libano dovesse compiere azioni armate contro Israele». Hassan Yousef evita appelli alla «guerra santa» e alla violenza estrema, come fanno i suoi compagni di partito a Gaza. Leader delle fazioni moderate del movimento islamico Hamas in Cisgiordania, 62 anni, sa di essere nel mirino della polizia locale e dei militari israeliani. Nel 2006 venne messo in cella a Ramallah per 9 mesi dagli agenti dell’Autorità palestinese. E da allora viene regolarmente arrestato dagli israeliani. «Senza processo. Per loro è una pura misura amministrativa precauzionale», ci dice nella sua casa di Ramallah. Hamas cerca aiuto dall’Iran nella guerra con Israele? «Dopo 24 anni dagli accordi di Oslo, possiamo dire che il processo di pace è morto e sepolto. Trump ha piantato l’ultimo chiodo sulla bara. Il presidente Mahmoud Abbas e il suo governo devono dimettersi e ammettere il fallimento, hanno perso qualsiasi seguito popolare. Ora, se l’Europa non ci aiuta, saremo costretti a scegliere altre strade. E l’Iran può diventare un prezioso alleato». Ma l’Iran aiuta gruppi sciiti come l’Hezbollah libanese, che fa la guerra ai sunniti in Siria e Iraq. Hamas è sunnita, come potete cooperare? «Non abbiamo alternative. Se l’Iran ci manda armi saremo ben contenti di riceverle. Ma ben vengano gli attacchi di Hezbollah dal Libano contro Israele». Cosa pensa del nuovo asse tra Israele-Stati Uniti e il giovane principe reggente saudita Mohammad bin Salman in chiave antiiraniana? «Non abbiamo alcun interesse a criticare il principe Salman. A noi preme difendere la causa palestinese, l’unità araba e la lotta contro Israele che resta il nemico da battere».