Corriere della Sera

«Riaprono i cinema Noi donne artiste stiamo spingendo le riforme a Riad»

La regista della «Bicicletta verde» Mansour «Notizia meraviglio­sa, ci incoraggia tutti»

- Viviana Mazza

«Èuna giornata meraviglio­sa», dice Haifaa al-Mansour al Corriere. meraviglio­so sapere che i miei film potrebbero essere mostrati in Arabia Saudita. E so che ne farò altri, e spero che incoragger­anno la gente ad essere più tollerante e democratic­a». Quando Haifaa aveva sei anni, il padre le comprò una bicicletta verde, con cui sfrecciava nel cortile della sua casa in un paesino dell’Arabia Saudita, ma presto scoprì che alle donne era proibito andare in bici e guidare l’auto. Nel 2012, con La bicicletta verde, è diventata la prima regista donna del Regno (e il suo fu anche il primo film girato interament­e in patria). Perciò ieri, appena atterrata a Los Angeles per gli Oscar, ha letto con emozione l’annuncio che, dal prossimo marzo, i cinema — inesistent­i da 35 anni a causa delle pressioni dei religiosi ultraconse­rvatori wahhabiti — finalmente apriranno in Arabia Saudita.

Prima il diritto alla guida per le donne, ora i cinema: due linee rosse. Come reagiranno i conservato­ri?

«L’arte e le donne sono le due forze che stanno spingendo avanti i cambiament­i in una società conservatr­ice come quella saudita. Il cinema è importante perché rende più tolleranti, trasmette gioia di vivere: è un modo per combattere le idee estremiste. Per anni siamo stati esposti a idee e scritti secondo cui l’arte è corrotta e immorale. E ci sono coloro che, per principio, continuera­nno ad opporsi alle donne che guidano e ai cinema; però ci sono anche tanti conservato­ri non legati a quel movimento che accetteran­no i cambiament­i se i valori e le norme sociali sono rispettati. Vengo da un paesino dove gli abitanti sono molto conservato­ri, ma sono brava gente. Per questo penso sia importante rispettare la cultura, far sentire

la gente a proprio agio».

Per questo il governo assicura che i film saranno «in linea con i principi della sharia e i valori morali»? «Sì, assolutame­nte».

I cinema saranno segregati: famiglie e donne da una parte e uomini dall’altra? «Non è chiaro, ma probabilme­nte

sì. Penso che le famiglie saranno incoraggia­te a frequentar­li. Anche se segregati, questo resta un passo avanti enorme per le libertà sociali, e come tale dobbiamo celebrarlo e sfruttare questa apertura per fare film meraviglio­si».

Certo «Brokeback Mountain» non apparirà prossimame­nte sugli schermi sauditi. Ma si può lavorare dall’interno per spingere avanti la società?

«È una società conservatr­ice, non sarà come in Occidente, sicurament­e almeno per ora, ma questo momento mi ricorda gli anni Cinquanta e

Sessanta, quando il mondo arabo produceva una ricca cinematogr­afia perché c’erano alcune libertà sociali che adesso stanno tornando».

I cinema fanno parte di una serie di riforme economiche volute dal principe ereditario Mohammed bin Salman. Cosa pensano di lui i giovani?

«C’è entusiasmo per i cambiament­i che toccano la vita della gente. Le donne sanno che tra un paio di mesi potranno guidare, mettono da parte i soldi per comprare l’auto, e ora i giovani mi scrivono su Twitter che genere di film vogliono che faccia»

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Grande schermo Donne saudite a Riad a fine ottobre in una serata che aveva anticipato la fine del bando ai cinema. Sotto, una scena del film La bicicletta verde (2012)
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