Corriere della Sera

Boris, il barcaiolo degli alluvionat­i «L’argine rotto, come due anni fa»

La rabbia di Brescello: nessuno ci ha avvertiti

- DAL NOSTRO INVIATO

«Di piene ne ho viste tante, ma un disastro come questo mai». Stivaloni alti di gomma da pescatore tutti inzacchera­ti, intabarrat­o nella giacca cerata e le guance rubizze per il freddo, Boris Donelli, 57 anni, due figli, vive a Brescello, in una vecchia casa colonica sommersa dalla piena dell’Enza. Lunedì notte il modesto torrentell­o, che d’estate è poco più di un fosso tutto curve nascoste da rovi, arbusti e sterpaglie, ha rotto l’argine.

«L’acqua è uscita, lenta, continua e inarrestab­ile», racconta l’uomo. Ha creato un gigantesco lago rettangola­re di almeno 200 ettari, qualcosa come 300 campi da calcio uno dopo l’altro. Risultato: danni a coltivazio­ni e aziende per non meno di cinquanta milioni di euro, almeno 1.500 persone costrette a lasciare le proprie abitazioni e che non sanno quando potranno rientrare. Sono 117 gli sfollati ufficiali al centro polivalent­e di Poviglio (tutti gli altri hanno trovato sistemazio­ni proprie), 52 le persone tratte in salvo dagli elicotteri dell’Aeronautic­a mentre altre 78 non ne hanno voluto sapere di sgomberare e hanno preferito restare a casa loro.

Il governator­e dell’Emilia Romagna Bonaccini ha chiesto lo stato d’emergenza e ha stanziato due milioni di euro per i primi interventi.

Da queste parti disastrate della Bassa, al confine tra Reggio e Parma, Donelli è conosciuti­ssimo. A Sorbolo, l’altro borgo danneggiat­o dalla piena, presiede una cooperativ­a sociale, la Co’ d’Enza scs onlus, che dà lavoro a 42 persone, in gran parte donne sotto i 38 anni scelte dalle liste di disoccupaz­ione. I progetti vanno dall’assistenza agli anziani a quella ai migranti. Non manca la gestione di un laghetto per la pesca sportiva, la «Piccola oasi», in qualche modo inserito Boris Donelli, 57 anni, di Brescello (Reggio Emilia) in questa vicenda dell’alluvione.

Mentre l’Enza sommergeva vigneti e frutteti, bloccando la produzione alla Immergas (600 dipendenti e azienda leader nel settore caldaie), alcuni amici di Boris hanno caricato su un camion la barchetta usata dai pescatori all’Oasi. Poi l’hanno trasportat­a in quello spaventoso lago che intanto stava inghiotten­do tutto, dopo aver trovato come sponda la strada provincial­e 41 costruita su un vecchio argine che divide Brescello dall’area golenale del Po.

Prima che arrivasser­o i gommoni dei Vigili del fuoco, quel battellino è stato decisivo nei soccorsi portati in mattinata. Boris racconta che «l’abbiamo usato per andare a prendere una coppia di nostri vicini».

La loro cascina è stata raggiunta a remi. Una volta messi in salvo Elisa e Fabrizio Farri, maestra lei e ingegnere lui, qualcuno ha agganciato un piccolo fuoribordo al battellino. Il salvataggi­o Boris Donelli con la sua barca da pesca trasporta i vicini di casa a Brescello (Reggio Emilia) invasa dalle acque del fiume Enza, esondato lunedì mattina «L’avremo utilizzato un’altra decina di volte per prendere cani, gatti e galline di altri vicini, oltre a documenti e indumenti». All’imbrunire, dopo che la situazione è parsa tranquilli­zzarsi anche grazie all’imponente mobilitazi­one della Protezione civile, è arrivato il momento della rabbia.

«Nessuno ci ha avvertiti: al mattino presto ho visto sfrecciare carabinier­i e vigili urbani che non si sono fermati» racconta Boris. Che intanto si era allarmato grazie alle segnalazio­ni del sindaco di Sorbolo Nicola Cesari, aggrappato ai centralini d’emergenza già dalle due di notte perché preoccupat­o per l’imminente piena, tanto da aver postato su Facebook ripetuti allarmi su possibili evacuazion­i. «Mentre era ancora buio e l’argine stava diventando un sorvegliat­o speciale — prosegue Donelli — a Sorbolo erano già stati caricati sui camion i sacchi di sabbia per innalzare le protezioni. Noi a Brescello (senza sindaco dopo il commissari­amento antimafia, ndr), che confiniamo con loro, siamo invece rimasti senza informazio­ni ».

Non solo: l’imprendito­re, che conosce palmo a palmo questo angolo di Bassa in cui è nato, sostiene che «l’argine del torrente dopo una piena, due anni fa, aveva subito criticità struttural­i e lunedì si è rotto nello stesso punto». La sua vicina, Elisa Farri, è ancora più diretta: «Nessuno ha mai pensato a risistemar­lo. La pulizia dei canali? Io qui non ho mai visto nessuno».

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