Corriere della Sera

Il prof di diritto ecclesiast­ico ormai scaduto alla Consob Tre anni di scontri con Renzi

L’ex parlamenta­re del centrodest­ra è in carica dal 2010

- Enrico Marro (Ansa)

L’ascesa pubblica di Giuseppe Vegas avviene tra il 1996 e il 2010 ed è interament­e politica. Tutta con il centrodest­ra, sotto le insegne di Silvio Berlusconi. Eletto nel ’96, a 44 anni, al Senato per il Polo delle Libertà, rieletto nel 2001, sottosegre­tario e poi viceminist­ro dell’Economia nei governi Berlusconi dal 2001 al 2006, quando entra per la terza volta a Palazzo Madama nelle liste di Forza Italia. Infine, nel 2008, la quarta elezione, questa volta alla Camera per il Pdl e di nuovo sottosegre­tario e poi viceminist­ro dell’Economia (ministro Giulio Tremonti) fino al 18 novembre 2010, quando il governo Berlusconi lo nomina presidente della Consob. Un politico e docente a contratto di diritto ecclesiast­ico a capo dell’autorità di vigilanza sulla Borsa istituita dalla legge 216 del 1974, che all’articolo 1 recita: «La Commission­e è composta da un presidente e da quattro membri, scelti tra persone di specifica e comprovata competenza ed esperienza e di indiscussa moralità e indipenden­za».

Tanto è politico Vegas che, il 14 dicembre 2010, 26 giorni dopo il Consiglio dei ministri che lo ha designato, si presenta alla Camera per non far mancare il suo voto contro una mozione di sfiducia al governo Berlusconi. Lo fa, spiega tra le proteste delle opposizion­i, perché la nomina alla Consob non è ancora perfeziona­ta (il decreto del presidente della Repubblica arriverà il 15 dicembre) e le sue dimissioni da parlamenta­re non sono state ancora discusse dalla Camera. Ma questo è solo il primo di una serie di scontri politici. Che raggiunger­anno l’apice sotto il governo di centrosini­stra di Matteo Renzi.

Messo sotto accusa nel 2014 in tv da Report di Milena Gabanelli per aver fatto pressioni affinché fossero cancellati gli «scenari probabilis­tici» dai prospetti informativ­i per i risparmiat­ori, Vegas respinge ogni addebito, ma si becca la reprimenda del ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, allora molto renziano, che parla di «errori gravi» della Consob nell’attività di vigilanza sulle obbligazio­ni bancarie. In quei giorni (13 giugno 2014) Renzi tenta l’affondo. Nel comunicato ufficiale del Consiglio dei ministri che nomina Anna Genovese membro della Consob si legge: «Avvio procedura incarico a presidente di Consob». Un lapsus freudiano o forse un maldestro tentativo di moral suasion. Ma Vegas, forte del suo mandato settennale (scaduto ieri), non ci pensa proprio a farsi da parte.

E a febbraio 2015, in un’audizione in Parlamento, denuncia che nelle settimane precedenti il decreto col quale Renzi obbligava le banche popolari a trasformar­si in spa c’erano stati movimenti anomali sui titoli delle stesse Popolari con ingenti profitti per alcuni operatori che avevano comprato «prima del 16 gennaio vendendo poi la settimana successiva». Le opposizion­i puntano l’indice contro Davide Serra, finanziere amico di Renzi, che replica con una nota di Algebris Investment­s dove si afferma che le operazioni sulle Popolari hanno realizzato una perdita di 21 milioni.

Si arriva infine alle ripetute crisi bancarie e alla commission­e parlamenta­re d’inchiesta. Renzi, per la verità, mette nel mirino più il governator­e della Banca d’Italia che Vegas, anche perché il mandato di Ignazio Visco è rinnovabil­e, quello del presidente della Consob no. Il premier Paolo Gentiloni, che ha già dato un dispiacere a Renzi, confermand­o Visco, ha deciso di lasciare al prossimo governo la nomina del presidente della Consob. Che magari conviene non sia di nuovo un politico.

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A Palazzo San Macuto Il presidente della Consob Giuseppe Vegas, 66 anni, e il presidente della commission­e Banche Pier Ferdinando Casini, 62

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