Corriere della Sera

«Mio marito Luigi chiamò il notaio Non servì a nulla»

- Al. Ar.

Gina Spacciator­e si commuove. Lei non ha potuto nulla per Luigi. Suo marito è arrivato a 65 anni per scoprire la sofferenza di una Sla che in pochi mesi lo ha ridotto ad una statua di dolore.

«Luigi aveva scritto le sue Dat, le sue volontà di testamento biologico. Avevamo chiamato anche un notaio e lui era stato molto chiaro, in proposito». Ma non è servito a nulla.

Gina Spacciator­e adesso è contenta per tutti quelli che soffrono e che non dovranno più patire quello che suo marito ha vissuto sulla sua pelle, fino all’ultimo respiro.

«Luigi aveva detto che quando la malattia lo avrebbe portato ad avere bisogno, avrebbe accettato tutte le macchine. Il sondino per mangiare, il ventilator­e artificial­e. Tutto. Aveva posto però una condizione: quando arriverò ad un livello tale di malattia che non potrò comunicare più nemmeno con gli occhi, allora voglio poter fare marcia indietro. Voglio che siano mia moglie e le mie due figlie a decidere quando questo momento sarà arrivato». Ma non è bastato.

Accanto al letto di Luigi, quel giorno in cui voleva esprimere le sue volontà, c’erano la moglie Gina e le sue due figlie, e il notaio ha preso nota di tutto con diligenza e ha messo i timbri del caso, ma poi ha dovuto sempliceme­nte buttare tutto via.

Perché è arrivato il momento in cui quel signore di 65 anni, devastato da una malattia che non ti lascia tregua, non riusciva a comunicare nemmeno con gli occhi, perché nemmeno le palpebre si muovevano più. Quel testamento, però è risultato carta straccia per la legge. Fino a ieri.

«Adesso non più, adesso finalmente abbiamo fatto un passo in avanti di grande civiltà», esulta Gina Spacciator­e. E spiega: «Io dopo tutta quella fatica per Luigi sono riuscita ad ottenere soltanto delle semplici cure palliative, calmanti come la morfina, e questo soltanto alla fine della sua vita».

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Moglie Gina Spacciator­e è la vedova di Luigi, morto a causa della Sla

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