Corriere della Sera

Migranti, dialogo tra sordi in Europa Merkel con l’Italia, ma è stop alle quote

I Paesi dell’Est danno 36 milioni per la Libia. Via libera alla fase due della Brexit

-

DAL NOSTRO INVIATO

Nel Consiglio dei 28 capi di Stato e di governo dell’Ue è stata di nuovo bloccata la proposta italiana di quote obbligator­ie di ripartizio­ne dei rifugiati e di riforma del Trattato di Dublino, che ora assegna i profughi al Paese di primo arrivo penalizzan­do principalm­ente Italia, Grecia e Spagna. I capi di governo dell’Est del gruppo di Visegrad, l’ungherese Viktor Orban, lo slovacco Robert Fico, il polacco Mateusz Morawiecki, e il ceco Andrej Babis, appoggiati informalme­nte da vari Stati del Nord, hanno mantenuto la loro netta opposizion­e in un incontro con il premier Paolo Gentiloni prima del summit a Bruxelles. L’unico risultato è stato un mini-finanziame­nto (36 milioni) per difendere le frontiere in Libia, che i quattro est-europei hanno promesso per ribadire di voler partecipar­e a interventi di solidariet­à solo fuori dall’Ue.

In sostanza ha prevalso l’opposizion­e dura anticipata dal presidente del summit Ue, il polacco Donald Tusk, nonostante le richieste italiane siano state ancora appoggiate da dichiarazi­oni pubbliche della cancellier­a tedesca Angela Merkel, che ha auspicato «soluzioni basate sulla solidariet­à all’interno dell’Europa» perché «il sistema di Dublino non funziona». Il presidente francese Emmanuel Macron si è offerto di mediare per «arrivare a risultati nel 2018».

Ma Gentiloni ha ammesso che i quattro di Visegrad si trovano «quasi agli estremi opposti sulla dimensione interna» rispetto alla linea italiana, che considera le «quote obbligator­ie» di rifugiati «il minimo sindacale per l’Ue». Il presidente dell’Europarlam­ento Antonio Tajani, ascoltato all’inizio del summit, ha contestato l’ennesimo rinvio su Dublino sostenendo che «l’Europa non può rimanere bloccata dai veti perché i cittadini non capirebber­o». Tajani, ricordando Nikki Haley, ambasciatr­ice Usa all’Onu, ha tenuto una conferenza stampa a Washington mostrando componenti di un missile sparato dai ribelli Houthi contro l’Arabia Saudita e affermando che ha un marchio «made in Iran». Teheran ha smentito: «Tutto inventato» il ruolo co-decisional­e degli eurodeputa­ti (con il Consiglio dei governi), ha chiesto di votare «a maggioranz­a qualificat­a come prevedono i Trattati» (e non all’unanimità) in modo da superare i veti degli Stati dell’Est.

Merkel, Macron e Gentiloni hanno promosso l’approvazio­ne della cooperazio­ne permanente strutturat­a «Pesco», fase iniziale della difesa militare comune, che fa stimare risparmi fino al 30% della spesa nazionale nel settore (se in futuro si riuscisse a completarl­a). Venticinqu­e Paesi membri hanno condiviso i primi 17 progetti militari. Via libera anche alla proposta tedesca di far estendere in gennaio le sanzioni alla Russia per l’occupazion­e della Crimea. E’ passata l’opposizion­e al presidente

 ??  ?? I rottami Nikki Haley mostra quel che resta di un missile sparato dai ribelli Houthi verso l’Arabia
I rottami Nikki Haley mostra quel che resta di un missile sparato dai ribelli Houthi verso l’Arabia

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy