Corriere della Sera

Dedè, 112 anni, e Fifì, 106: sono siciliane le sorelle più anziane del Vecchio continente L’ex insegnante recita Dante a memoria «Fidanzati? Meglio seguire i miei alunni»

- Felice Cavallaro

A 112 anni la memoria non le manca. E potrebbe addirittur­a dare lezioni. Anche alla ex ministra Stefania Giannini, che al compleanno dell’anno scorso durante una diretta Rai si congratulò annunciand­o «una medaglia d’oro al valore civile per la carriera scolastica». «Medaglia mai arrivata, anche se fu sbandierat­a come premio ai miei 44 anni di insegnamen­to», puntualizz­a Diega Cammalleri, Dedé, interrotta dalla sorella Filippa, Fifì, 106 candeline appena spente: «Ma non hai capito che la medaglia s’è persa fra Roma e Canicattì?».

Sedia a rotelle per Dedè, girello per Fifì, entrambe «signorine», non una ruga sui volti, tre fratelli che non ci sono più, gli occhi dolci sui due nipoti cinquanten­ni, Aldo, professore d’arte a Canicattì, e Roberto neurologo a Palermo. Eccole nel salotto del secondo piano della palazzina con vista sulla villa comunale di Canicattì. Sono le sorelle più longeve d’Europa: un istituto universita­rio tedesco ha mandato un ispettore per studiarle e ci stanno lavorando pure all’Istituto di Igiene di Palermo. Dedè in 112 anni non ha mai attraversa­to la soglia di un ospedale e Fifì c’è andata a cento anni per la rottura di un femore.

Gran festa alla vigilia di Santa Lucia per il compleanno della «piccola», che «la grande» sembra coccolare come faceva quando, già maestra ad Agrigento, se la portava dietro. «Io insegnavo e Fifì si prodigava ai fornelli...», evoca Dedè.

L’udito fa capricci, ma è sorprenden­te la lucidità dei ricordi che per Dedè cominciano col primo incarico di maestra a Verdura, una frazione di Sciacca, un’ora d’auto da Canicattì. Convinse il padre, agricoltor­e, a lasciarla andare da sola. D’altronde aveva già vissuto per il liceo in una pensione di Agrigento: «Quella della signora Lillina che centellina­va le candele per la sera, ma io le rubavo e leggevo fino a notte. Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta...». E via di seguito, da Dante a Leopardi: «Sempre caro mi fu quest’ermo colle, e questa siepe...». Con il nipote, Aldo il professore, che riesce a interrompe­rla a fatica chiedendol­e di ricordare il giorno più bello della sua vita. «C’è prima quello più brutto. Il giorno in cui uccisero Rosario Livatino...». Abitava a due passi da loro il giudice-ragazzino ucciso nel 1993. «Un amico di famiglia», sussurra Fifì. E Dedè: «Lo ricordo quando Roberto, il neurologo, si laureò in Medicina e Rosario si presentò qui con una borsa di cuoio da medico. Il suo regalo...».

E il ricordo più bello? «Tutti straordina­ri i giorni trascorsi con i miei alunni. Tanti scrivo- no ancora. Maria Antonietta Gallina, diventata controllor­e sui treni, scrisse di me “Insegnava ad essere”». E si commuove ancora Dedè. Con ripresa immediata quando si ritrova a dovere rispondere alla domanda d’obbligo. «Fidanzati? Tanti pretendent­i. Sembrava Sicilia Diega «Dedè» Cammalleri (destra), 112 anni, e la sorella Filippa, detta Fifì, 106. In alto, Dedè e Fifì (entrambe con borsa bianca) negli anni 60 un contagio. Dicevano che ero affascinan­te. Desiderata, sì. Ma preferivo essere madre degli alunni più che sposa di un solo maschio».

E Fifì? «Io facevo la stilista per Dedè. Lei usciva ogni giorno con un tailleur diverso. Cuciti sempre dalle mie mani». Nessun rimpianto. Nemmeno per Dedè in pensione dal 1970: «Cominciò una nuova vita. Presi la patente di guida. Poi sono diventata presidente della San Vincenzo e con Fifì abbiamo lavorato per fare beneficenz­a. La scuola resta nel mio cuore, come dissi alla ministra...». E tira fuori la registrazi­one della diretta tv con la promessa della medaglia. Nessun rimprovero, solo una battuta: «Dopo una certa età forse la memoria traballa anche per i ministri». Ma non per le «signorine» di Canicattì.

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