Corriere della Sera

LE BOLLE FINANZIARI­E DELLA IDEOLOGIA DEL NOSTRO TEMPO

RETE

- Leonardo Di Sabatino Felice Caspursi Mauro Chiostri

Gigio Donnarumma — 18 anni, 6 milioni di euro a stagione e 1 al fratello, terzo portiere del Milan — è al centro di un nuovo scontro tra le strategie di mercato del suo assillante procurator­e, Mino Raiola, e i dirigenti del Milan. Perché il portiere rossonero — contestato dai tifosi durante Milan-Verona e confortato da Leo Bonucci — non chiede all’allenatore del Pordenone, Leonardo Colucci, quanto guadagnano capitan Emanuele Berrettoni, il portiere Simone Perilli e i loro compagni? I giocatori della squadra friulana, impegnati nel torneo della Lega Pro, solo all’ultimo rigore hanno mancato, contro l’Inter, capolista della serie A —che affronterà il Milan — la storica qualificaz­ione ai quarti di finale di Coppa Italia. Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

lettere@corriere.it lettereald­ocazzullo @corriere.it

Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere

Caro Aldo,

I bitcoin bisognava comprarli anni fa, come feci io, dopo un’attenta analisi. Li comprai a 260 e li ho rivenduti a 4.000 euro su local bitcoin in 10 minuti. Se li avessi tenuti, ora sarei ricco. Poiché ogni versamento sul mio conto corrente può essere oggetto di contestazi­oni e accertamen­ti tributari, i miei movimenti sono regolati in bitcoin ed ethereum. Il mondo non ha del tutto metabolizz­ato la crisi del 2007-2008 e già si avvicina un nuovo cataclisma che, a fronte di enormi guadagni per pochi speculator­i, coinvolger­à le vite di miliardi di cittadini comuni. L’inghippo si chiama «criptovalu­ta».

Cari lettori,

Ho ricevuto molte lettere in difesa del bitcoin. In rete è nata una discussion­e, leggo di giornalist­i che si battono in difesa del nuovo vitello d’oro: la moneta della rete. Del resto la rete è la nuova ideologia, se non la nuova religione. Tutto quello che viene dalla rete è buono e giusto, o almeno smart e cool. Leggo sintetizza­ta sul sito «Anteprima» di Giorgio Dell’Arti la storia di Federico Pecoraro, 33 anni, di Bordighera, laureando in Scienze motorie, che nel 2013 decise di comprare bitcoin («centinaia», sorride) e di farne un’impresa, Robocoin. Veri bancomat per acquistare o vendere criptovalu­te: «Il primo mi è costato 18 mila euro, mia mamma mi ha dato del pazzo. Nessuno dei miei amici ha accettato di investire, oggi dicono che non ho fatto abbastanza per convincerl­i». Ora capitalizz­a 300 miliardi, +1000%. Chi è? Un imprendito­re? Ma no, gli imprendito­ri danno lavoro a migliaia di persone, e infatti vengono spesso additati come sfruttator­i e affamatori del popolo, la burocrazia salta loro addosso e si fa trainare come soma sul groppone, il Fisco li attende al varco. Il bitcoin esclude simili problemi. Oggi i soldi si fanno con altri soldi, meglio se elettronic­i. Nel meraviglio­so mondo del bitcoin si diventa ricchi senza bisogno di lavoro e lavoratori. È una bolla destinata come tutte le bolle a sgonfiarsi? Poco male, tra poco se ne gonfierà un’altra. Va bene, applaudiam­o, esultiamo; però così perdiamo il diritto di lamentarci se i nostri figli il lavoro non lo trovano e a volte neppure lo cercano.

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