«Troppo caos sul salbutamolo Il mio caso fu una buffonata»
«Una buffonata. Finita bene». Dentro la tempesta salbutamolo — cioè una positività che non è ufficialmente doping, conseguenza di quella soluzione di compromesso che la Wada si è inventata per arginare l’uso di broncodilatatori nella vasta popolazione di atleti asmatici —, Filippo Volandri, 36 anni, ex numero uno d’Italia del tennis (2003-2007), è passato. Uscendone un po’ spettinato, ma scagionato. Filippo, quanti puff? «La quantità di salbutamolo delle mie urine era 1.060 ng/ml, con il limite fissato a 1.000 ng/ml: significa circa mezzo puff di troppo...». Non negatività del marzo 2008, sospensione di 3 mesi comunicata nel gennaio 2009, poi definitivamente annullata dal Tas. «L’arbitro del tribunale di Losanna allargò le braccia: ma davvero stiamo parlando di questo? In tre giorni sono tornato a giocare. Mi hanno tolto tre mesi di tennis, per non parlare dello choc. Certo, se il salbutamolo nelle urine di un atleta raggiunge picchi pazzeschi, il dubbio che non ne abbia bisogno per uso terapeutico ti viene». È il caso di Chris Froome. Asmatico come lei. «Io, dichiarandolo, di Ventolin ne prendevo molto: mi bastava una stanza con la moquette per non riuscire più a respirare. Paradossalmente in campo non era di alcun aiuto: mi alzava il battito cardiaco, facevo più fatica». Oggi da papà di Emma, commentatore tv e tecnico federale, con l’asma come va? «Seguo lo stesso percorso terapeutico. Non giocando più tornei, mi affatico meno. E quindi ne uso meno». La normativa Wada sul salbutamolo va rivista? «E me lo chiede? L’ho vissuto sulla mia pelle».
Froome Sono un professionista conosco le regole e sono certo: non le ho infrante Non credo che la mia immagine sia compromessa non si tratta di un test positivo: spiegherò tutto