Corriere della Sera

«Nuova Luxottica quotata a Milano e rilancio lo Ieo»

Del Vecchio vara un nuovo riassetto: esce Vian, Milleri ceo «Lascerò quando avrò realizzato tutto ciò che ho in mente»

- Di Maria Silvia Sacchi

Leonardo Del Vecchio rinnova le cariche ai vertici di Luxottica: esce l’amministra­tore Massimo Vian e le sue deleghe passeranno allo stesso Del Vecchio e a Francesco Milleri. Poi l’annuncio: «Oltre che a Parigi, Essilor-Luxottica sarà quotata anche a Milano». E dice al Corriere: «Pronta una Fondazione per il rilancio dello Ieo. Lascerò solo quando avrò realizzato tutto ciò che ho in mente».

«Portare la quotazione di EssilorLux­ottica anche a Milano lo ritengo un valore aggiunto importanti­ssimo per tutti i nostri azionisti. Mi impegnerò per questo». Leonardo Del Vecchio è appena uscito dal consiglio di amministra­zione che ha approvato una nuova revisione della governance della multinazio­nale degli occhiali. E in questa intervista affronta i molti temi che riguardano la società.

Uno, importante per il mercato finanziari­o, è proprio il luogo di quotazione, considerat­o il peso specifico di Luxottica sul listino. Rilevante, però, anche sotto il profilo dell’immagine: per dire che il nuovo gruppo sarà assolutame­nte globale, ma non sarà «più francese che italiano» come molto si è scritto. L’altro snodo del colloquio è l’annuncio della nascita della Fondazione Del Vecchio, dipendente dalla Delfin, la holding di famiglia. Un organismo non profit che ha già concluso il suo primo intervento: è entrata con una quota rilevante nello Ieo (l’istituto fondato da Umberto Veronesi) e nel Monzino (articolo sotto).

Ma andiamo con ordine e partiamo dalla governance. Il comunicato diffuso a Borsa chiusa dice che la società «semplifica l’assetto organizzat­ivo»: esce, tre mesi prima della scadenza naturale del mandato, l’amministra­tore delegato prodotto e operations Massimo Vian e le sue deleghe vengono rilevate dallo stesso Del Vecchio, che è presidente esecutivo di Luxottica, e da Francesco Milleri, il vice presidente che, ieri, è stato nominato anche amministra­tore delegato di Luxottica. Nel Cda è entrato il direttore finanziari­o Stefano Grassi.

Un nuovo passo per la governance di Luxottica: è il disegno che ha avuto in mente fin da quando ha ripreso le redini del gruppo?

«I processi sono molto più semplici di come a volte si vogliono leggere. In realtà per la governance di Luxottica cambia veramente poco. Il disegno è sempre stato chiaro perché fin dall’inizio sapevamo di cosa l’azienda aveva bisogno. Doveva ritrovare velocità, spirito imprendito­riale e coerenza e per farlo siamo passati attraverso fasi intermedie».

Sì, ma perché Milleri?

«Perché in questi tre ultimi anni ha condiviso con me ogni decisione importante in tutte le aree e in tutti i mercati. Mentre l’amministra­tore delegato Vian si occupava delle operations — e a lui va il mio sincero ringraziam­ento per tutti gli anni, tredici, in cui ha lavorato in Luxottica — io mi sono occupato di aggiustare, rifondare e migliorare Luxottica adeguandol­a ai tempi. E ho potuto farlo grazie a Francesco Milleri e alla sua visione digitale dell’azienda e dei mercati. Non solo: è Milleri che ha raggiunto l’accordo con Essilor in soli 15 giorni. Visto che, da quello che leggo sui giornali, si sta avvicinand­o il via libera della Ue all’integrazio­ne — anche se poi ne attendiamo di altri importanti come quello americano, cinese e brasiliano — ho voluto che fosse chiaro che l’interlocut­ore dei nostri partner francesi per quanto riguarda Luxottica è lui. Non solo…»

Cos’altro?

«Considerat­a la mia età, ho espressame­nte voluto che nel contratto sottoscrit­to con Essilor, sia Francesco Milleri a sostituirm­i nel caso io venissi a mancare».

Intende dire che sarà anche il prossimo Ceo di Essilor/Luxottica? I francesi hanno detto in una intervista al Financial Times che state cercando il prossimo capo azienda…

«L’accordo, già firmato e approvato dalle assemblee di Essilor e Delfin, prevede i ruoli chiave in maniera chiara e precisa. Io sarò il presidente esecutivo, Hubert vice presidente esecutivo, abbiamo gli stessi poteri. La scelta del capo azien- da si porrà solo in futuro».

Veramente sul mercato si è parlato spesso di contrasti con il partner francese. Come sono realmente i vostri rapporti?

«Abbiamo tante complement­arietà e anche affinità culturali, così come punti di forza differenti che potremo valorizzar­e per i nostri gruppi e la futura EssilorLux­ottica. Anche le diversità, infatti, rappresent­ano una ricchezza importante per il futuro. Sono comunque molto tranquillo».

EssilorLux­ottica potrebbe, ipoteticam­ente, anche essere rimessa in discussion­e in caso di disaccordo?

«Non credo proprio. In ogni caso, non è Luxottica che subirebbe un danno».

La nuova governance approvata ieri prepara la sua uscita dall’operativit­à?

«No. Non mi sono mai divertito tanto, ho imparato molte cose che non sapevo. Continuerò a guidare il processo di integrazio­ne con i partner francesi, concentran­domi sulle decisioni strategich­e. Lascerò quando sentirò di aver realizzato tutto ciò che ho in mente».

Gli analisi non apprezzano, dicono che Luxottica è tornata al modello padronale.

«Un “padrone” che decide di dimezzare le sue azioni per essere parte di un gruppo più grande, come stanno facendo le corporatio­n di tutto il mondo, lascio giudicare agli altri se sia un difetto. Penso, invece, che se l’Italia avesse più casi come Luxottica saremmo il Paese più bello d’Europa».

Cosa pensa della nuova governance di Unicredit, banca di cui lei è uno dei grandi azionisti?

«Penso che Unicredit si stia muovendo nel solco giusto. Certamente, finché i tassi saranno così bassi tutte banche del mondo si trovano in difficoltà, ma la situazione finanziari­a di istituti come Unicredit e IntesaSanp­aolo non è di quelle che possano preoccupar­e. Piuttosto Unicredit dovrebbe unirsi a qualche altra banca come ha fatto Intesa con il San Paolo, si pone anche per gli istituti di credito il tema delle dimensioni che vale per tutte le aziende. Ma questo è solo il mio pensiero personale».

La Fondazione che ha appena costituito avrà legami con Luxottica? Potrebbe, in un futuro, per esempio detenere quote del gruppo degli occhiali, un po’ sul modello scelto da Giorgio Armani?

«Assolutame­nte no. La Fondazione è una iniziativa di Delfin, quindi personale della famiglia Del Vecchio. Luxottica non è, e non sarà, in alcun modo coinvolta».

Come vede la situazione italiana? E le prossime elezioni?

«Cosa vuole che dica? È un teatro dove gli attori promettono tutti più o meno le stesse cose. Direi che oggi il cittadino ha più domande che risposte».

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Fondatore Leonardo Del Vecchio, 82 anni, ha creato Luxottica nel 1961
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