Mediaset cambia per «blindarsi»
Via libera alla nuova governance. I legali chiedono il rinvio dell’udienza sulla causa con i francesi
L’assemblea di Mediaset ha approvato il cambio di statuto che consente alla Fininvest di blindare il consiglio con una rappresentanza più forte. Il via libera è arrivato ieri dagli azionisti del gruppo di Cologno riuniti in assemblea per dare il via libera ad alcune modifiche alla governance, proposte anche in seguito al tentativo di scalata da parte di Vivendi. Il gruppo francese, che detiene in trasparenza il 28,8% del capitale del gruppo del Biscione (ma può votare solo per il 9,9% per disposizione dell’AgCom) ieri non era presente all’incontro. Al momento del voto era presente il 49,8% circa del capitale sociale, rappresentato in gran parte (il 41,3%) dalla Fininvest della famiglia Berlusconi. Ha votato contro il fondo Amber, secondo cui il cambio di governance, definita una «poison pill» in assemblea, danneggerebbe la società e le minoranze.
All’assemblea di Cologno per la prima volta non è stata ammessa la stampa. Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente e ceo di Mediaset, avrebbe spiegato che non essendoci all’ordine del giorno argomenti che richiedessero una conferenza stampa è stato ritenuto che non fosse necessario far partecipare
i giornalisti. Con i quali, ha chiarito comunque Berlusconi, la società ha contatti quotidiani.
L’assenza di Vivendi ha fatto venire meno le attese per un possibile colpo di scena. Che c’è stato comunque, ma lontano da Cologno. Si tratta della richiesta di rinvio al giudice Vincenzo Perroziello dell’udienza fissata per martedì
prossimo, in cui i legali di Fininvest-Mediaset e quelli di Vivendi avrebbero dovuto presentare una proposta transattiva per mettere fine alla causa avviata in seguito al rifiuto del gruppo francese di perfezionare l’acquisto di Premium. Evidentemente serve più tempo per trattare l’accordo. La trattativa si sovrappone a quella in corso tra Tim (controllata da Vivendi) e Mediaset per l’acquisto di diritti su film e sport da trasmettere sulla piattaforma che verrà adottata dalla joint venture tra Tim e Canal+. Joint venture che ha portato a una spaccatura nel consiglio di Tim, di cui la Consob ha chiesto lumi alla società, la quale ieri ha pubblicato un documento da cui emergono che le ragioni del dissenso riguardano vizi di procedura ma anche l’eccessivo impegno di risorse a favore di Canal+.
Con la riforma approvata dai soci, il board viene ridotto dagli attuali 17 membri a un numero compreso tra un minimo di 7 e un massimo di 15 amministratori già a partire dal prossimo rinnovo in primavera. Il consiglio potrà inoltre presentare un propria lista e l’elezione avverrà non più con il sistema proporzionale ma con il maggioritario a liste bloccate. Una modalità che blinda il board sterilizzando di fatto la quota detenuta dai francesi di Vivendi. Nel corso dell’assemblea sarebbe emerso che Mediaset starebbe studiando anche l’introduzione del voto maggiorato, che rafforzerebbe ulteriormente la presa di Fininvest sul Biscione.