L’exit strategy del collegio in Trentino Ma nel Pd crescono i no alla ricandidatura
Seggio «blindato» per evitare la Toscana. Dubbi sul bis nell’area Franceschini (e tra i renziani)
Il Pd ha già studiato una exit strategy per Maria Elena Boschi: un seggio alla Camera, da conquistare in uno dei collegi uninominali del Trentino Alto Adige. Ma la riesplosione del caso Etruria, con il partito in forte affanno nei sondaggi, ha innescato una fronda (sempre meno silenziosa) che all’interno del partito chiede un passo indietro alla sottosegretaria: niente dimissioni dal governo, ma anche niente ricandidatura.
Una strategia per limitare i danni e tentare di ripartire, per evitare di essere bersagliati dalle opposizioni per tutta la campagna elettorale. Tra i parlamentari non favorevoli alla ricandidatura di Boschi non ci sono solo quelli della minoranza interna, ma anche più di un renziano e diversi esponenti di AreaDem, corrente guidata dal ministro Dario Franceschini e piuttosto influente al Nazareno. E proprio Matteo Renzi, dovendo prendere atto dei numeri dei sondaggi, per evitare il rischio di nuovi strappi interni deve tenere conto anche dei mal di pancia della minoranza, che rimprovera al leader pd di aver favorito il ritorno di Boschi al governo, per di più con un ruolo apicale, dopo la batosta del referendum.
La sottosegretaria, dopo aver spiegato da Lilli Gruber, su La7, che «spera di essere ricandidata in Toscana», ieri ha incassato il sostegno per il bis a Montecitorio del premier Paolo Gentiloni, che in un primo momento era stato tiepido.
Ma se dovesse resistere anche a questa nuova tempesta politica, la sua bussola è orientata verso Nord e non verso Sud, come era stato ipotizzato finora. Ci sono discrete probabilità, infatti, che la sottosegretaria debba stare lontano dalla natia Toscana: l’onda di proteste per il crollo di Etruria, anche con un seggio sicuro al proporzionale, rischierebbe di provocare un calo di consensi per il Pd in una regione in cui Renzi conta, nonostante tutto, di fare il pieno.
Un seggio blindato, pur con la necessità di incassare preferenze, sarebbe quindi stato individuato dal Nazareno in Trentino Alto Adige, dove Boschi ha passato parte delle due ultime vacanze estive, stringendo buoni rapporti con i leader della Svp, molto radicati sul territorio ed in grado di governare i consensi. Un contesto elettorale più ovattato e molto meno complicato, ad esempio, rispetto a quello campano di Ercolano. Dietro le quinte, al momento, il piano è questo, ma per presentare le candidature ci sarà tempo fino ai primi di febbraio. Va ricordato che, nel 2013, Boschi venne eletta alla Camera, assieme ad altri fedelissimi renziani, con un posto sicuro nel listino, frutto di un accordo che l’allora sindaco di Firenze chiuse con Pier Luigi Bersani, fresco vincitore delle primarie.
Ieri intanto, a Pisa, il Pd ha incontrato circa 500 tra dirigenti e militanti del partito per la conferenza programmatica regionale. Dario Parrini, segretario toscano, ha fatto muro per difendere Boschi, «vittima — ha detto — di una nauseante macchina del fango», mentre tra gli iscritti in platea si respirava un marcato imbarazzo.
I rapporti con l’Svp L’idea di un seggio in Trentino Alto Adige nasce anche dai legami di Boschi con l’Svp Nel partito Il timore che una corsa nella zona di Etruria danneggi il partito