Corriere della Sera

Militari in Sahel nell’interesse di Roma (non di Parigi)

- Di Franco Venturini fventurini­500@gmail.com

Senza grandi clamori il governo ha deciso di trasferire cinquecent­o nostri soldati dall’Iraq al Niger. Facendo capo al fortino di Madama, che in altri tempi ospitò la Legione Straniera francese, i nostri militari effettuera­nno missioni di sorveglian­za nel Sahel nigerino e cureranno l’addestrame­nto delle truppe locali.

La decisione ha due motivazion­i fondamenta­li. La prima riguarda i flussi migratori che dall’Africa sub-sahariana raggiungon­o le coste della Libia per poi tentare di passare in Italia. La rotta che parte dal Niger è forse la principale tra quelle che i migranti percorrono assieme a contrabban­dieri e jihadisti, e la sua sorveglian­za armata dovrebbe sortire un effetto dissuasivo contribuen­do al calo già riscontrab­ile delle partenze. La missione militare italiana va dunque inquadrata in una strategia complessiv­a che prevede di aiutare le economie dei Paesi di origine, di scoraggiar­e la percorrenz­a delle vie desertiche verso la Libia e le sue coste, e infine di trovare un equilibrio tra esigenze umanitarie (in particolar­e nei confronti dei rifugiati) e limitazion­e dei flussi marittimi diretti verso l’Italia. Quest’ultimo capitolo è al centro di polemiche per i crudeli maltrattam­enti che alcune milizie libiche impongono ai migranti «fermati», ma comportame­nti atroci erano in realtà noti a tutti, anche alle Nazioni Unite, ben prima del documentar­io della Cnn. Una soluzione accettabil­e dovrà essere trovata, e far diminuire gli arrivi in Libia ne è parte essenziale.

La seconda motivazion­e rientra nella lotta al terrorismo. Dopo le sconfitte in Iraq i superstiti uomini dell’Isis, assieme alle formazioni di Al Qaeda nel Maghreb, stanno tentando di far nascere un Califfato di riserva nella regione del Sahel. Gli americani, i francesi e i tedeschi, già presenti nell’area, hanno lanciato l’allarme, e ora l’Italia si unisce a loro. Anche per evitare che i jihadisti cerchino un contatto, se non una alleanza, con i trafficant­i di uomini che agiscono in Libia.

Si è detto che il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni ha voluto fare un favore alla Francia, che ha migliaia di uomini nel Sahel. Nulla di strano se così fosse, nello spirito europeo. Ma in gioco sono soprattutt­o nostri interessi nazionali.

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