Corriere della Sera

CR17 alla partita finale L’ex pupillo di Mandela contro la squadra Zuma

Ramaphosa, ex sindacalis­ta milionario, guiderà l’Anc?

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Ha 65 anni e 450 milioni in tasca, è stato sindacalis­ta contro il regime bianco e capitano d’industria nella Nazione Arcobaleno. Ha guidato la stesura della Costituzio­ne sudafrican­a, una delle più belle (e inascoltat­e) del mondo e poi ha cambiato passione: ha appena pubblicato un libro sulle amate Ankole, le vacche dalle lunghe corna. Per Cyril Ramaphosa comincia il weekend più importante della vita: potrebbe realizzare il sogno coltivato tra le baracche di Soweto e le chiese dove è cresciuto, all’ombra di un padre poliziotto e di una madre che faceva birra clandestin­a in casa: «Un giorno sarò presidente».

CR17 (per i fan) arriva favorito alla Conferenza dell’Anc che si apre oggi a Johannesbu­rg. L’African National Congress elegge il nuovo leader di un partito-egemone ridotto ai minimi storici, un leader che sarà comunque il candidato da battere alle presidenzi­ali del 2019. La donna che può sfilargli il sogno è Nkosazana DlaminiZum­a, veterana anti-apartheid nonché ex moglie (tuttora alleata) di Jacob Zuma, il presidente che dopo 10 anni di scandali e insabbiame­nti lascia la poltrona che fu di Nelson Mandela. Nella conta dei delegati provincial­i CR17 parte in vantaggio, ma lo scrutinio finale è segreto e la squadra Zuma potrebbe ribaltare con qualche «trucco» i pronostici.

Il Sudafrica che segue la gara Sul sito del «Corriere della Sera» la storia e le immagini della sfida al vertice dell’Anc in Sudafrica ai vertici dell’Anc naviga in cattive acque. Debito pubblico alle stelle, crescita all’1%, disoccupaz­ione al 30%. L’era Zuma è già ricordata come l’era della corruzione. Jz conta sull’ex moglie per evitare di passare la pensione in tribunale o in galera, visto che la magistratu­ra ha rispolvera­to i 18 capi d’imputazion­e sul suo conto. Ramaphosa ha vissuto gli ultimi 5 anni da vicepresid­ente, prendendo le distanze dal boss solo di recente (come la maggioranz­a del partito). L’etichetta affibbiata al sistema Zuma («state capture», la razzia dello Stato) vale in parte per lui e per tutto l’Anc. Ma è anche vero che Jz nel 2012 accettò Ramaphosa come vice per minare le sue mire piuttosto che sostenerle. CR17 ha evitato le trappole, e ora si presenta come mister anti-corruzione. Forte è la tentazione di vedere la sua corsa come la chiusura di un cerchio e la riapertura di un sogno: dopo la liberazion­e di Mandela nel 1991, la stella di «Cyril il negoziator­e» brillò in una stagione cruciale. Da segretario generale dell’Anc guidò la danza dei negoziati con il regime bianco di Frederik de Klerk, arrivando al compromess­o che assicurò il passaggio alla democrazia. Dice tutto lo sguardo raggiante dell’ex sindacalis­ta quarantenn­e (nei panni di presidente dell’Assemblea Costituent­e) mentre osserva Mandela (che lui chiamava Tata, papà) firmare la nuova Carta.

Poi Mandela scelse come vice Thabo Mbeki. E «il figlio» offeso si diede agli affari, sfruttando il sistema che costringev­a le imprese a chiamare sulla tolda neri ben introdotti. Il difensore dei minatori diventò proprietar­io di miniere. A Marikana, nel 2012, la polizia sparò su lavoratori che scioperava­no contro di lui. Macchie sulla maglia di CR17. Che ora cerca il riscatto. E se va male? Potrebbe guidare un nuovo partito. O dedicarsi alle amate Ankole, le vacche dalle lunghe corna.

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Ieri e oggi Ciryl Ramaphosa, 65 anni, favorito nella corsa alla poltrona di presidente dell’Anc. A destra, con Nelson Mandela nel 1996 alla firma della nuova Costituzio­ne
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