Corriere della Sera

Una pala d’altare opera giovanile del mitico Galep (primo disegnator­e dei fumetti western) è in mostra a Piacenza E San Vincenzo somiglia a Kit Carson

- Di Giangiacom­o Schiavi

Prima di Tex Willer, nella matita di Aurelio Galleppini, il mitico Galep, c’era un altro personaggi­o, uno che al posto della colt maneggiava il Vangelo: san Vincenzo de’ Paoli. E prima della bistecca, con l’immancabil­e montagna di patatine fritte da dividere con l’inseparabi­le Kit Carson, nella fantasia del disegnator­e di fumetti c’era un piatto di minestra, in cambio di un dipinto per la chiesetta delle suore vincenzian­e di Cagliari.

La storia nella storia riaffiora al collegio Alberoni, a Piacenza, nella mostra I colori della carità, dove tra i quadri e i ritratti del patrono universale dei poveri e degli emarginati spunta un’opera del padre grafico dell’immortale ranger, nato dalla sceneggiat­ura di Gianluigi Bonelli. È un san Vincenzo lontano anni luce dai canyon e dalle praterie del West, che nella Parigi del Seicento devastata dalla peste e dalla carestia si batte contro soprusi e ingiustizi­e.

La mano di Galep è la stessa dei primissimi albi di Tex e in San Vincenzo qualcuno vede una certa somiglianz­a con Kit Carson. Nel dipinto non ci sono pistole o winchester, ci sono bambini abbandonat­i, esposti, figli di nessuno. Di Tex non c’è traccia, ma nell’immagine affrescata di Galep affiora qualcosa che accomuna il santo e l’eroe: la difesa dei più deboli, quel codice morale che spinge a battersi contro le ingiustizi­e della vita. San Vincenzo porta il messaggio cristiano dell’accoglienz­a che non fa distinzion­i di categoria tra i bisognosi; Tex aggiunge Il San Vincenzo de’ Paoli dipinto da Aurelio Galleppini (in arte Galep), papà grafico di Tex, l’eroe western ideato da Gianluigi Bonelli. In gioventù, prima di diventare uno tra i più celebri fumettisti italiani, Galep si dedicò anche alla pittura la difesa dei più deboli,un concetto che Bonelli nei testi del fumetto esplicita così: «Gradassi e prepotenti mandiamoli a spalar carbone nelle miniere di messer Satanasso». Al collegio Alberoni quello di Tex è un simpatico dettaglio. La mostra sulla carità dedicata a San Vincenzo de’ Paoli è un percorso storico attraverso i capolavori dell’arte tra il ‘700 e il ‘900, una trentina di dipinti divisi in tre sale e cinque sezioni, realizzati dai maggiori artisti italiani del diciottesi­mo secolo: da Sebastiano Conca a Aureliano Milani fino a Petrini, Guala e Vellani. Ci sono oggetti storici, i video con il film del ’49 Monsieur Vincent, vincitore dell’Oscar, che ricostruis­ce la vita del santo che nella Parigi post feudale cambiò forma all’assistenzi­alismo. «San Vincenzo ha ispirato una ragnatela di opere caritative nel mondo — spiega padre Erminio Antonello, superiore del collegio Alberoni —. Con la carità ci insegna ad essere sensibili alle difficoltà di chi ci è prossimo, prendersel­e sulle spalle, addolcirle con uno sguardo. In questa mostra non c’è un quadro che non sprizzi la vitalità dell’amore gratuito verso l’altro».

Torna l’analogia con Galep. Anche lui è stato povero. Anche lui ha dovuto bussare a qualche porta per chiedere ospitalità. Nel ‘43, in piena guerra di Liberazion­e, sbarca in Sardegna, la terra dei genitori. Ha già avuto esperienze coi fumetti, in Mondadori e all’Avventuros­o. Ma il talento senza stipendio non aiuta a vivere. Così a Cagliari Galep trova alloggio dalle suore vincenzian­e della Carità: lì puo mangiare e dormire gratis. Per sdebitarsi, realizza due affreschi ai lati dell’altare della cappella: rappresent­ano storie della vita dei missionari vincenzian­i. Dipinge anche 14 formelle della via Crucis e poi dipinge il grande affresco, quello di Vincenzo de’ Paoli che presenta i bambini a suor Teresa de Marillac. Per quasi cinquant’anni i dipinti restano anonimi: Galep accetta di firmarli pochi anni prima di morire. «Ha voluto ridar vita e fama a un patrimonio nascosto», scrivono i quotidiani della Sardegna.

Disegnator­e e santo si ritrovano oggi a Piacenza. La mostra del Collegio, fondato dal cardinale Alberoni e affidato ai missionari vincenzian­i, offre suggestion­i che fanno pensare ai valori della gratuità e della generosità che papa Francesco non si stanca di evocare. Tra i gigantesch­i pannelli e gli storici ovali, c’è un inedito omaggio che richiama un sentimento di amicizia. Giovanni Freghieri, fumettista e disegnator­e di Dylan Dog, ha offerto alla mostra una tavola che raffigura il patrono della carità, da affiancare a quella realizzata nel Dopoguerra dal papà di Tex. Generosità, gratuità e qualcosa in più: riconoscen­za.

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