«Spelacchio» moribondo, mentre brilla l’albero di San Pietro
Roma, l’abete rosso di piazza Venezia sta perdendo tutti gli aghi. L’esperto: scelta la specie sbagliata
La vicenda del triste «Spelacchio», l’abete rosso di oltre venti metri che avrebbe potuto affascinare il mondo con i suoi addobbi sfavillanti in piazza Venezia a Roma, sta invece passando alla storia come quella del più striminzito albero di Natale della Capitale. Da subito l’esemplare proveniente dalla Val di Fiemme, costato all’amministrazione capitolina quasi 50 mila euro, ma arrivato ad oggi già smunto e malato, quasi totalmente privo di aghi, è diventato la zimbello della rete. Gli utenti dei social lo hanno ribattezzato «Spelacchio». E a ben vedere, perché quell’albero (che, secondo Giuseppe Barbera, docente di Colture arboree all’Università di Palermo, non arriverà integro a mangiare il panettone il 25 dicembre) spelacchiato lo è davvero.
A ricoprire quei rami secchi ormai ci sono solo 800 palline argentate e quattromila metri lineari di luminarie. Dell’albero di Natale non resta che lo scheletro. E se poi si volta lo sguardo in un’altra piazza simbolo della Città Eterna e del Vaticano, solo pochi chilometri più in là, arrivando fino a piazza San Pietro è impensabile non fare un confronto con l’albero svelato pochi giorni fa da Papa Francesco. Arrivato dalla Polonia, florido, rigoglioso, verde, impreziosito dalle decorazioni realizzate dai piccoli pazienti oncologici degli ospedali pediatrici italiani che hanno frequentato un corso di ceramicoterapia. «Beh — sorride amaro Marco Marchetti, docente di Ecologia forestale all’Università del Molise — il confronto è davvero impietoso». Tanto più che quella di «Spelacchio» potrebbe essere «una scelta sbagliata a monte — conclude Marchetti — perché il vero albero di Natale è l’abete bianco, più resistente, e non quello rosso».