Corriere della Sera

Saša Uhlová racconta i sottomessi

- Di Paolo Lepri

Il paese di Milan Kundera non ha ancora scelto definitiva­mente come chiamarsi. Repubblica Ceca, il nome attuale, scelto dopo il divorzio consensual­e dalla Slovacchia, non è mai piaciuto. Cechia è un alternativ­a poco affascinan­te, mentre Boemia si scontra con il no dei moravi. Ma non è certamente per una crisi di identità analoga a quella vissuta dalla sua ansiosa patria che Saša Uhlová, quaranta anni, animatrice del sito A2larm.cz, ha deciso di fare per sei mesi lavori diversi, come la cassiera, fingendo di non essere una giornalist­a. Il suo scopo era illuminare le zone d’ombra di una nazione che ha fatto passi avanti (anche nel combattere la disoccupaz­ione) ma in cui sono troppi quelli che contribuis­cono al «miracolo economico» senza goderne i benefici. «Un’addetta alla lavanderia di un ospedale pubblico — ha spiegato a Le Monde — guadagna 11.000 corone (circa 430 euro) per 44 ore alla settimana».

I reportage di Saša Uhlová hanno colpito nel segno. Sono riusciti a richiamare l’attenzione su persone che «non osano parlare apertament­e», perché «anche ventotto anni dopo la caduta della cortina di ferro la gente si sente sottomessa ad un sistema autoritari­o». L’unica soluzione, quindi, era «mettersi al loro posto». Naturalmen­te è potuto anche accadere — come lei stessa ha raccontato — che uno dei suoi datori di lavoro abbia aumentato i salari ai dipendenti dopo l’uscita delle inchieste. Ma forse, come si dice a volte, il problema è un altro. Se la politica non riesce a coniugare crescita ed equità, la gente si rivolge all’antipoliti­ca.

Poi, come succede spesso, si scopre che gli alfieri dell’antipoliti­ca o i nemici dell’«élite» sono caratteris­ti abili soltanto a recitare nuove parti. Uno di loro è il primo ministro ceco, Andrej Babiš, che ha promesso di governare lo Stato «come fosse un’azienda». È il secondo uomo più ricco del Paese ma dovrà sperare, per ottenere la fiducia, di ricevere in regalo i voti dei comunisti e dell’estrema destra dell’oriundo giapponese Tomio Okamura. Come ricorda allarmato l’Economist, nel suo libro intitolato Cosa sogno quando mi capita di dormire Babiš ha proposto di ridurre i meccanismi di controllo delle attività di governo. In Europa dell’Est questo sembra il momento degli incubi. Anche senza chiudere gli occhi.

@Paolo_Lepri

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