MA I FIGLI UNICI SONO DESTINATI A NON VIVERE IN COPPIA?
L’Italia oggi è uno dei Paesi europei con maggior numero di famiglie con figli unici: il 54,3% del totale contro una media europea del 50%. Ma una generazione di figli unici è più portata a essere single? Il dubbio ci è venuto leggendo il libro di Antonio Polito, «Riprendiamoci i nostri figli», dove si riflette sul fatto che i nostri bambini crescono ormai «con pochi o nessun fratello e con pochi o nessun cugino», ma attorniati da molti adulti perché nel frattempo la speranza di vita si è molto allungata. «Ma senza più fratelli, come si può essere fraterni?» è la domanda dell’autore, che sposa la tesi dello scrittore Christian Raimo, secondo cui la presenza di un fratello in famiglia insegna il valore dell’uguaglianza (o della diseguaglianza preconcetta, aggiungiamo noi), mentre la solidarietà fraterna può considerarsi «in nuce un piccolo esempio di coscienza di classe». La famiglia come il primo nucleo sociale dove si apprendono i rudimenti del vivere comune. Il ragionamento può valere, fatte le dovute distinzioni, anche per i rapporti sentimentali? Mettiamola così: in una famiglia dove i figli sono almeno due, se non ci sono particolari problemi, non si è mai soli. I genitori tendono a tenere insieme i figli persino quando la distanza tra le età rende tutto più difficile. L’esempio classico è quello della cameretta che viene fatta condividere finché è possibile. L’appartarsi del bambino viene visto con sospetto che diventa massimo quando questo si trasforma in un adolescente recalcitrante. La realtà del figlio unico è giocoforza fatta di momenti di solitudine che non potranno mai essere riempiti abbastanza. Sarà compito del bambino gestirla al meglio ricorrendo prima alla fantasia e poi al grado di socialità che esprimerà al di fuori della famiglia, con i coetanei. Un esercizio non meno facile di quello che impone la condivisione della fratellanza. Tutto questo non porta sicuramente alla singletudine, ma di certo consente al futuro adulto di sviluppare la capacità di non temere la solitudine. E dunque di non ricorrere alla vita di coppia come antidoto contro di questa.
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