Dagli abiti alle borse, sei collezioni per le sorelle Jenner
arà colpa del surriscaldamento globale ma non sappiamo più vestirci (bene) con il freddo. Si parte seguendo la regola della cipolla e si finisce imbacuccati. E invece, proprio l’inverno è il periodo dell’anno in cui la moda può dare il meglio di sé, quello più stimolante per gli stilisti che rilanciano i capi classici degli Anni 80 e 90, era d’oro del pret à porter. Torna il cappotto e viene riabilitato anche il piumino che non ha più bisogno di mascherarsi, semmai si mostra più originale, nei tessuti opachi o lucidissimo. Per essere chic in questo inverno 2017-18 vanno portati nella versione un po’ estrema. «L’obiettivo per tutti è apparire carini anche nei giorni di maltempo in cui uno un po’ si deprime — spiega Arthur Arbesser, designer austriaco che ha scelto di vivere a Milano per amore della moda italiana e a febbraio debutterà Ancora una collaborazione «celeb» nel fashion della grande distribuzione: le sorelle Kendall e Kylie Jenner firmeranno una collezione per Ovs, anzi più di una. In tutto sei, piccole, capsule: tre primaverili e altrettante estive. Capi ma anche accessori sotto l’etichetta: «KENDALL+KYLIE for OVS». La capsule sarà disponibile da marzo in una selezione di store come nuovo direttore creativo di Fay —. La donna mi piace con un capo un po’ maschile un po’ over, un cappotto doppiopetto portato morbido con cintura in vita o un parka, abbinati a una sciarpa rossa o qualcosa di colorato».
Anche il piumino è tornato grande e gonfio. Balenciaga l’ha mandato in passerella un po’ sbilenco, quasi coperta. «Per il prossimo inverno li stiamo riproponendo con una combinazione di colori o grafiche, molto chic. La modernità oggi è rappresentata da un capospalla che sa di montagna e utility o di vera spedizione polare. Molto più interessante e raffinato di un piumino vezzoso», racconta il designer dalla sede marchigiana del gruppo Tod’s. «Vale anche per cappotti e giacconi, sto ammirando vecchi capi d’archivio dai volumi grandi che trovo attualissimi». Sotto, per il look da ufficio, vale la regola degli strati, giocando con i pull a collo alto e i maxy cardigan. Resta il problema degli abbinamenti. «La scarpa d’inverno è difficilissima. Il fatto è che con il freddo il cervello tende a farci scegliere sempre cose comode, ma anche per le estremità questo è il momento di pezzi tosti che sappiano infondere un po’ di grinta e infatti sono tornate le Dr. Martens». I brand recuperano i pezzi storici anti acqua e anti gelo, dagli anfibi militari, agli scarponcini da caccia e pesca. «Rivisitati con i nuovi materiali sono la modernità». Mancano guanti, cappello e sciarpa che la tendenza vuole lunghissima.
Diego M cappotto in lana Merinos e gilet di pelliccia
Moncler, piumino con disegni di JeanPhilippe Delhomme
Add piumino opaco verde militare
Woolrich artic parka, creato per i lavoratori degli oleodotti in Alaska nel 1972
Dr. Martens, simbolo della cultura punk su Yoox.com in Italia, Svizzera e Austria e online su ovs.it. Andrà ad allungare l’elenco delle collaborazioni del brand italiano con più di mille negozi, compreso l’estero:da Elio Fiorucci a Costume National, Matthew Williamson, Kristina Ti, Alberto Aspesi e Jean Paul Gaultier. Made in Italy a imparato a tagliare e cucire un abito con la Singer osservando la mamma. Nel tinello della nonna ha trovato un centrotavola all’uncinetto e lo ha portato via per far realizzare cinque preziosissimi abiti couture con la stessa tecnica. Le vicine di casa calabresi hanno lavorato per un mese e mezzo di seguito, e sempre a loro ha chiesto di realizzare importanti macramè per abiti da sera e maglioncini bon-ton.
Quella di Giuseppe di Morabito, giovanissimo talento della moda, è una storia molto italiana: non solo per le radici familiari e culturali, ma anche per la ricerca puntigliosa del made in Italy. «I miei stivali ricamati con tacco vittoriano o rivestiti in paillettes vengono realizzati a Parabiago, i pizzi sono tutti di fattura italiana: rinunciare a questo significherebbe tradire l’identità del marchio». Un marchio che esplora insieme il know-how della manifattura italiana e l’heritage culturale: nelle precedenti collezioni lo stilista si è ispirato ai preraffaelliti, per la spring-summer 2018 ha preso come riferimento Giorgio De Chirico e il fratello Andrea. Ne sono nati soprabiti in PVC e canvas con perle incastonate, leggings in tulle e giacche vittoriane rivisitate con dettagli «metafisici, quasi angoscianti».
I tessuti DNA del brand, come il tulle, jacquard e stampati con pattern floreali, incontrano a sorpresa pantaloni cargo e capi dalla cultura rave. Ogni stilista ha una sua ossessione e quella di Giuseppe di Morabito — ex studente della Marangoni che ha interrotto gli studi per mettersi subito a lavorare — è il bustier. «Anche in questa collezione ce ne sono tanti, l’ho cucito nelle giacche e persino in un cappotto — racconta —. Amo il barocco e mi affascina il mondo in cui nel passato si impiegassero ore e ore per farsi legare. Per questo anche i miei bustier non hanno facilitazioni, ma si allacciano gancetto per gancetto, bottone per bottone, in alcuni pezzi ne ho messi 50: amo il gesto e la sua lentezza». I dettagli sono l’essenza nella moda di Morabito. «Nel bustier vedo la bellezza e non è un caso che lo indossino anche alcuni uomini, per impostare la figura: il suo segreto è essere sempre di una taglia in meno».
Lo stilista calabrese non è certo il primo ad essere attratto dai corsetti. «Ma ho sempre dichiarato di prendere suggestioni e idee da altri stilisti: amo Dior e il New Look, Romeo Gigli e i dettagli etnici». La distribuzione è raffinata e internazionale: a Milano è da Imarika, a Bergamo da Tiziana Fausti, per la Turchia c’è Baymen e da poco sono stati presi accordi con Isetan, Harvey Nichols, Saks Fifth Avenuee. Tra le seguaci ci sono Kesha, Nicki Minaj e Sophie Richie, per le quali realizzava abiti e tute-corsetto in tulle bespoked. «Lavoro da sempre con le stylist che scoprendo il mio prodotto poi lo propongono alle celebrities: è un modo di collaborare molto diretto, giovane e social».