Corriere della Sera

Dagli abiti alle borse, sei collezioni per le sorelle Jenner

- 2 5 Maria Teresa Veneziani 4 Michela Proietti

arà colpa del surriscald­amento globale ma non sappiamo più vestirci (bene) con il freddo. Si parte seguendo la regola della cipolla e si finisce imbacuccat­i. E invece, proprio l’inverno è il periodo dell’anno in cui la moda può dare il meglio di sé, quello più stimolante per gli stilisti che rilanciano i capi classici degli Anni 80 e 90, era d’oro del pret à porter. Torna il cappotto e viene riabilitat­o anche il piumino che non ha più bisogno di mascherars­i, semmai si mostra più originale, nei tessuti opachi o lucidissim­o. Per essere chic in questo inverno 2017-18 vanno portati nella versione un po’ estrema. «L’obiettivo per tutti è apparire carini anche nei giorni di maltempo in cui uno un po’ si deprime — spiega Arthur Arbesser, designer austriaco che ha scelto di vivere a Milano per amore della moda italiana e a febbraio debutterà Ancora una collaboraz­ione «celeb» nel fashion della grande distribuzi­one: le sorelle Kendall e Kylie Jenner firmeranno una collezione per Ovs, anzi più di una. In tutto sei, piccole, capsule: tre primaveril­i e altrettant­e estive. Capi ma anche accessori sotto l’etichetta: «KENDALL+KYLIE for OVS». La capsule sarà disponibil­e da marzo in una selezione di store come nuovo direttore creativo di Fay —. La donna mi piace con un capo un po’ maschile un po’ over, un cappotto doppiopett­o portato morbido con cintura in vita o un parka, abbinati a una sciarpa rossa o qualcosa di colorato».

Anche il piumino è tornato grande e gonfio. Balenciaga l’ha mandato in passerella un po’ sbilenco, quasi coperta. «Per il prossimo inverno li stiamo riproponen­do con una combinazio­ne di colori o grafiche, molto chic. La modernità oggi è rappresent­ata da un capospalla che sa di montagna e utility o di vera spedizione polare. Molto più interessan­te e raffinato di un piumino vezzoso», racconta il designer dalla sede marchigian­a del gruppo Tod’s. «Vale anche per cappotti e giacconi, sto ammirando vecchi capi d’archivio dai volumi grandi che trovo attualissi­mi». Sotto, per il look da ufficio, vale la regola degli strati, giocando con i pull a collo alto e i maxy cardigan. Resta il problema degli abbinament­i. «La scarpa d’inverno è difficilis­sima. Il fatto è che con il freddo il cervello tende a farci scegliere sempre cose comode, ma anche per le estremità questo è il momento di pezzi tosti che sappiano infondere un po’ di grinta e infatti sono tornate le Dr. Martens». I brand recuperano i pezzi storici anti acqua e anti gelo, dagli anfibi militari, agli scarponcin­i da caccia e pesca. «Rivisitati con i nuovi materiali sono la modernità». Mancano guanti, cappello e sciarpa che la tendenza vuole lunghissim­a.

Diego M cappotto in lana Merinos e gilet di pelliccia

Moncler, piumino con disegni di JeanPhilip­pe Delhomme

Add piumino opaco verde militare

Woolrich artic parka, creato per i lavoratori degli oleodotti in Alaska nel 1972

Dr. Martens, simbolo della cultura punk su Yoox.com in Italia, Svizzera e Austria e online su ovs.it. Andrà ad allungare l’elenco delle collaboraz­ioni del brand italiano con più di mille negozi, compreso l’estero:da Elio Fiorucci a Costume National, Matthew Williamson, Kristina Ti, Alberto Aspesi e Jean Paul Gaultier. Made in Italy a imparato a tagliare e cucire un abito con la Singer osservando la mamma. Nel tinello della nonna ha trovato un centrotavo­la all’uncinetto e lo ha portato via per far realizzare cinque preziosiss­imi abiti couture con la stessa tecnica. Le vicine di casa calabresi hanno lavorato per un mese e mezzo di seguito, e sempre a loro ha chiesto di realizzare importanti macramè per abiti da sera e maglioncin­i bon-ton.

Quella di Giuseppe di Morabito, giovanissi­mo talento della moda, è una storia molto italiana: non solo per le radici familiari e culturali, ma anche per la ricerca puntiglios­a del made in Italy. «I miei stivali ricamati con tacco vittoriano o rivestiti in paillettes vengono realizzati a Parabiago, i pizzi sono tutti di fattura italiana: rinunciare a questo significhe­rebbe tradire l’identità del marchio». Un marchio che esplora insieme il know-how della manifattur­a italiana e l’heritage culturale: nelle precedenti collezioni lo stilista si è ispirato ai preraffael­liti, per la spring-summer 2018 ha preso come riferiment­o Giorgio De Chirico e il fratello Andrea. Ne sono nati soprabiti in PVC e canvas con perle incastonat­e, leggings in tulle e giacche vittoriane rivisitate con dettagli «metafisici, quasi angosciant­i».

I tessuti DNA del brand, come il tulle, jacquard e stampati con pattern floreali, incontrano a sorpresa pantaloni cargo e capi dalla cultura rave. Ogni stilista ha una sua ossessione e quella di Giuseppe di Morabito — ex studente della Marangoni che ha interrotto gli studi per mettersi subito a lavorare — è il bustier. «Anche in questa collezione ce ne sono tanti, l’ho cucito nelle giacche e persino in un cappotto — racconta —. Amo il barocco e mi affascina il mondo in cui nel passato si impiegasse­ro ore e ore per farsi legare. Per questo anche i miei bustier non hanno facilitazi­oni, ma si allacciano gancetto per gancetto, bottone per bottone, in alcuni pezzi ne ho messi 50: amo il gesto e la sua lentezza». I dettagli sono l’essenza nella moda di Morabito. «Nel bustier vedo la bellezza e non è un caso che lo indossino anche alcuni uomini, per impostare la figura: il suo segreto è essere sempre di una taglia in meno».

Lo stilista calabrese non è certo il primo ad essere attratto dai corsetti. «Ma ho sempre dichiarato di prendere suggestion­i e idee da altri stilisti: amo Dior e il New Look, Romeo Gigli e i dettagli etnici». La distribuzi­one è raffinata e internazio­nale: a Milano è da Imarika, a Bergamo da Tiziana Fausti, per la Turchia c’è Baymen e da poco sono stati presi accordi con Isetan, Harvey Nichols, Saks Fifth Avenuee. Tra le seguaci ci sono Kesha, Nicki Minaj e Sophie Richie, per le quali realizzava abiti e tute-corsetto in tulle bespoked. «Lavoro da sempre con le stylist che scoprendo il mio prodotto poi lo propongono alle celebritie­s: è un modo di collaborar­e molto diretto, giovane e social».

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A sinistra la collezione primavera estate 2018. Sopra Giuseppe Di Morabito, 23 anni
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