Alberi mignon o di due metri purché minimalisti
Senza arrivare alle ironie che stanno crocifiggendo «Spelacchio», il larice di piazza Venezia a Roma, c’è una via di mezzo tra l’alberone pacchiano e il costosissimo abete con tutti i crismi dell’ecologia. Il Lightree di Slide è una lampada disponibile in quattro dimensioni (da 45 cm fino a due metri, nella foto) che con un segno stilizzato rievoca il classico pino di montagna (www.slidedesign.it). Mini alberi di design (25 cm) quelli di Bloomingville (da ordinare anche sul sito bloomingville.com): ideali per le mensole o i caminetti. Tobby (startrading.com) è lungo 52 cm e si compone di un ramo le cui estremità terminano con luci. Il bianco del materiale e della base danno un tocco di eleganza. Nordic Fir 3D di Faboulous Goose riproduce il candore della neve. Attorno a una base con un’asta di legno, si ricompongono le ramificazioni dell’albero in carta. Un regalo che ricorda i collage dei bambini. Da costruire seguendo il kit (www.fabgoose.com) la scritta «prodotti:0» e il suggerimento: «Forse cercavi: pressa, presina o presa?». Non fatevi tentare. Una pressa foderata di luci colorate non è la stessa cosa. L’albero di Natale è una compulsione decorativa globalizzata. Trump ne fa
allestire uno alto 25 metri a Capitol Hill. Gli hotel dei paesi arabi ne esibiscono di sfarzosi e, anche se solo una percentuale risibile dei cinesi festeggia il Natale, gran parte delle decorazioni sono made in China. La natalizzazione invade il web. Si condividono ricette. Si spara a zero su «Spelacchio», l’albero che la Raggi ha fatto allestire a piazza Venezia, e si sghignazza sull’effetto ambiguo delle palme foderate di luci di Civitanova Marche.
Beati i tempi di «Natale in casa Cupiello» quando bastava dire «’O presepe nun me piace». Quando l’abete era solo un albero e il Babbo Natale inventato dalla Coca Cola non ci aveva ancora colonizzato. Beati i natali sonnacchiosi, pieni di parenti in carne ed ossa, e senza suonerie. Prima c’era solo il presepe, Manzoni non ha mai fatto l’albero e neppure Leopardi e D’Annunzio, che a Capodanno non baciava sotto il vischio Marta Abba come il cinema americano ci ha insegnato a fare. Da due secoli, trascuriamo lo storytelling barocco del presepe per abbracciare la narrazione celtica e luterana dell’albero di Natale ma il desiderio di approvazione al centro dei like e della commedia di Eduardo rimane. Natale in casa Cupiello o cine panettone, tradizione o kitsch, sopravviveremo alle feste. Come direbbe Eduardo: «Ha da passà a nuttata».
La natalizzazione invade il web. E vorrei rifugiarmi a Casa Cupiello