Corriere della Sera

Deriva décor

Luci, fili dorati, ghirlande in ogni ambiente Le case addobbate da osservare con ironia

- Di Cinzia Leone

ecorare è umano, natalizzar­e diabolico. La vertigine del kitsch è in agguato e a sottrarsi riescono in pochi. La recherche della decorazion­e perduta comincia a dicembre. Da cantine, soffitte e soppalchi, riemergono gomitoli inestricab­ili di luci, fili dorati e ghirlande. Un frammento di pallina ci si è conficcata in un polpastrel­lo, ma per appendere un Santa Claus al balcone o fissare una ghirlanda allo sciacquone siamo pronti a tutto.

La natalità è in calo ma il Natale come sabba decorativo è in crescita. Ciascuno ha il suo stile e le sue debolezze. Gli insicuri si affidano agli event planner. I neo-pauperisti ritagliano alberi equi e solidali nel cartone da imballaggi­o. I minimal allestisco­no presepi meditativi adagiando pietre sulla sabbia graffiata dal rastrello zen. Gli ecologisti addobbano residui di potatura con ornamenti di pasta di sale.

I raffinati sfoderano costose palle di natale dipinte a mano. I globe trotter si consolano con «Noel» una miscela di alberi sempreverd­i arancia e chiodi di garofano che la Crabtree&Evelyn assicura identica a quella sprigionat­a dall’abete. I single canticchia­no Single bells. Non è lo stesso, ma può funzionare. Albero global o presepe glocal? Il derby lo vince l’albero. L’88% degli italiani sceglie l’abete: il 3,8 vero, gli altri sintetico. A segnare la sconfitta è l’Ikea. Provate a digitare «presepio» sul sito dell’azienda scandinava, vi apparirà

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