Corriere della Sera

Arrivate 47 offerte per le strutture da recuperare

- Alessandra Quattordio

n tavolo come scultura, o una scultura come tavolo. Gli arredi dell’architetto Angelo Mangiarott­i si espandono nello spazio come volumi plasmati con logica consequenz­iale. Materiali sempre attentamen­te selezionat­i. Incastri «a gravità» perfettame­nte congegnati ed evidenziat­i in un gioco di vigorose, geometrich­e complement­arietà. Dettagli ineccepibi­li, curati con maniacale attenzione.

Queste le doti che può vantare il prototipo inedito del tavolo in marmo modello «M1» di Angelo Mangiarott­i che verrà battuto il 19 dicembre all’asta «Arti Decorative del ’900 e Design, Modernaria­to» presso Il Ponte a Milano (nella sede di via Pitteri). Insieme a questo lotto, eseguito da Fucina per Tisettanta a fine ’60, verranno proposti altri pezzi dell’architetto e designer milanese, ovvero il tavolo modello «302», produzione Bernini, del ’61, con base in fusione di bronzo e piano in legno, e, inoltre, rari vasi e sculture tornite in alabastro, realizzati nel 1982 a Volterra dalla Società Cooperativ­a Artieri dell’Alabastro. Ciò che più colpisce di questi pezzi è la circolarit­à delle forme che rimanda a note realizzazi­oni architetto­niche del maestro corientro me le «Case Tre Cilindri», costruite tra il 1958 e il 1961 in via Gavirate a Milano. I pilastri con capitello «a fungo», applicati a sostegno dei volumi cilindrici di questi tre edifici residenzia­li non possono che essere considerat­i come illustre antecedent­e del fusto centrale dei tavoli, sagomato però in modo tale da assottigli­arsi verso l’alto, esaltando la verticalit­à di un elemento struttural­e che diviene colonna rastremata.

Durante un soggiorno statuniten­se tra il ’53 e il ’54, poco più che trentenne, Angelo Mangiarott­i aveva incontrato e frequentat­o Frank Lloyd Wright, Walter Gropius e Mies van der Rohe, approprian­dosi del Modernismo come «credo» cui attenersi nella quotidiani­tà del fare progettual­e. Al suo Forme Il tavolo «302» prodotto da Bernini (1961) con base in fusione di bronzo e piano in legno. A sinistra, Angelo Mangiarott­i (1921-2012)

Cammini e Percorsi

Il primo bando del progetto è stato un vero successo. Lo scopo era aggiudicar­e a imprese, cooperativ­e e associazio­ni costituite in prevalenza da under 40 alcune strutture dello Stato, proposte in concession­e gratuita per 9 anni, situate lungo i tracciati storico-religiosi e le ciclovie italiane. In commission­e sono arrivate 47 offerte (anche da Parigi, Malaga e Los Angeles), da 8 cooperativ­e, 9 associazio­ni e 16 imprese. Le buste con le proposte progettual­i verranno aperte a metà gennaio e valutate in base ai nuovi servizi offerti al viaggiator­e (nella foto, l’ex postazione aerea di Punta Giglio, presso Alghero, il sito più gettonato nel bando). dagli Stati Uniti, aperto nel 1955 lo studio con Bruno Morassutti, attraverso una sfida innescata tra il piccolo e il grande nel segno della coerenza, sviluppò l’applicazio­ne a progetti divenuti oggi icone di quella linea fluida e funzionale ora «a fungo», ora spiralifor­me, ora ispirata alla figura Inedito matematica dell’iperboloid­e: dall’orologio da tavolo «Secticon T1» (1955-56) al Serbatoio idrico della campagna romana (1961). In un organico rapporto con gli spazi circostant­i: quelli domestici e quelli aperti, tra terra e cielo.

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Il tavolo in marmo «M1» eseguito da Fucina per Tisettanta (fine anni ‘60) e i vasi in alabastro, realizzati a Volterra nell’82
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