Corriere della Sera

La metamorfos­i di Licitra, il tenore trasformat­o dal pop. «E da ragazzo pesavo 40 chili in più»

- Renato Franco

Notte? Quale notte. Per Lorenzo Licitra la veglia ininterrot­ta è uno stato dell’euforia. Ha vinto «X Factor», a sorpresa ha battuto quelli che parevano i favoriti (i Maneskin), non ha chiuso occhio e non riesce a mettere a fuoco quello che è successo davvero. «Sono ancora incredulo, credo che avrò bisogno di tempo e relax per capire e dare forma a quello che è accaduto. Quando Alessandro Cattelan stava per annunciare il vincitore ero convinto che sarebbe toccato ai Maneskin, in quel momento mi andava benissimo anche il secondo posto». Invece è stato costretto a vincere. Siciliano di Ragusa, 25 anni, padre farmacista, la madre ha un’azienda che si occupa di trasporti chimici, Lorenzo Licitra è l’ennesimo eroe per caso tirato fuori da un talent. Il difficile arriva adesso perché la strada è in salita (basta chiedere agli ultimi due vincitori di «X Factor», i Soul System e Giò Sada dispersi nella nebbia della discografi­a): «Lo so. Questo non è un traguardo ma un punto di partenza, adesso inizia il vero lavoro. Ma non ho nessuna paura del futuro, ho al mio fianco un team che mi aiuta e ho tanta voglia di lavorare addosso».

Ha iniziato a studiare canto fin da piccolo, ma dai 16 anni in avanti si è concentrat­o sul canto lirico, arrivando a esibirsi in giro per il mondo. Poi la scelta del talent. Perché questa trasformaz­ione? «Non è stato Trionfo Lorenzo Licitra dopo la vittoria. Il cantate è nato a Ragusa il 25 settembre del 1992

un cambiament­o radicale e netto, dentro di me sono sempre convissute due anime, quella lirica e quella pop a cui ora ho dato più spazio ed è emersa in maniera naturale, spontanea».

La sua è stata una metamorfos­i non solo musicale ma anche fisica, 40 chili fa era decisament­e diverso: «Anche il voler cambiare fisicament­e e il volersi vedere in maniera diversa sono arrivati come un di Aldo Grasso nella rubrica a pagina 63 input naturale: c’è stato un momento in cui guardandom­i allo specchio non mi piacevo e ho deciso di tirare fuori quell’autostima e quella forza che poteva dare un segno deciso alla mia vita, al mio desiderio di cambiament­o, alla mia personalit­à. Sono serviti tanto coraggio e tanta forza di volontà». L’aspetto fisico però conta per piacere a se stessi, nella musica non porta da nessuna parte: «Sarebbe presuntuos­o pensare di essere apprezzato musicalmen­te attraverso la propria bellezza».

Il Michael Bublé italiano (il compliment­o è di Fedez), l’hipster dall’anima lirica che ha scoperto il suo lato pop, ha attraversa­to «X Factor» con la sua barba come «un’emozione unica, che mi ha cambiato e dato tanto. Ho vissuto quest’esperienza divertendo­mi. Da Mara Maionchi si impara ogni giorno, quello che mi lascia è il rispetto per questo lavoro. Mi ha anche insegnato a esprimere le emozioni che si hanno sul palco, mi ha spinto a dimostrare di saper comunicare fisicament­e, mi diceva che bisogna saper emozionare anche con i gesti, anche con il corpo. Penso che questo aspetto abbia contato per la vittoria finale, non solo il saper cantare bene».

L’atto conclusivo al Forum di Assago (Milano) ha abbandonat­o la liturgia televisiva per sposare l’effetto concerto, e ha detto bene a Sky che sommando gli ascolti in pay e in chiaro su Tv8 è arrivata a 2 milioni 800mila spettatori (11,2 per cento di share). «Sono un tipo pacato e riflessivo ma quando sono salito su quel palco ho pensato: o lo mangi tu, o ti mangia lui. Così mi sono divertito con il pubblico, non potevo rimanere timido e inerme, ho tirato fuori quello che sentivo».

La dedica per la vittoria è doppia: «A Fortunato Zampaglion­e, che ha scritto il mio inedito («In the Name of Love»), un brano in cui identifica­rmi e cucito sulla mia estensione vocale. E a mio nonno che è venuto a mancare in questi due mesi e mi ha potuto seguire in maniera diversa».

Anche la sfida che si pone è duplice: «Voglio cantare in italiano, ma portare la mia musica anche all’estero. Devo trovare i brani e i pezzi giusti per far emergere la mia nuova identità». Auguri, la scalata è appena iniziata.

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