Corriere della Sera

«Rifinanzia­mento e garanzie incerti: il no al Milan»

L’Uefa spiega la bocciatura, non unanime, all’accordo volontario. Fassone: «Richieste impossibil­i»

- Arianna Ravelli

«A oggi, ci sono ancora delle incertezze per quanto riguarda il rifinanzia­mento del debito che deve essere rimborsato a ottobre 2018 e le garanzie finanziari­e fornite dai maggiori azionisti», che poi è uno, il proprietar­io Yonghong Li. Si torna sempre qui, allo scetticism­o suscitato dal presidente del Milan.

Le motivazion­i dell’Uefa al no al voluntary agreement (atteso e ampiamente anticipato, seppur, a quanto risulta, frutto di una decisione non unanime) spiegano bene che cosa è mancato al Milan per essere il primo club che accedeva a questo strumento, scampando quindi le sanzioni per le violazioni del fair play finanziari­o del triennio precedente. Le sanzioni invece ci saranno e si conosceran­no a primavera (primo check a febbraio), quando si passerà con ogni probabilit­à al settlement agreement e l’Uefa dovrebbe proporre una multa, delle restrizion­i nella rosa per l’Europa e delle limitazion­i al costo totale dei giocatori (almeno queste sono state fin qui le sanzioni più impiegate).

L’ad Marco Fassone ha definito le richieste dell’Uefa per il voluntary «impossibil­i, non solo per noi ma per qualsiasi club che si trova nella condizione del Milan», ovvero abbia deciso di partire con forti investimen­ti. Il rifinanzia­mento del debito con il fondo Elliott (in scadenza tra 10 mesi) è oggetto di una trattativa con Highbridge non ancora conclusa. L’Uefa non ha ritenuto che fosse dimostrata la continuità aziendale che potrebbe essere messa in discussion­e se il Milan non onorasse il debito con Elliott.

Fassone sperava che l’Uefa accettasse il voluntary «vincolato però a una serie di parametri» che, se non rispettati, avrebbero potuto farlo saltare in seguito. Così non è successo. L’altro punto sono le garanzie: il regolament­o impone «un impegno irrevocabi­le» da parte dell’azionista di sostenere finanziari­amente il club. La commission­e ha deciso di chiedere (non è obbligator­io) o il deposito dell’intera somma che si ritiene di perdere o delle fidejussio­ni bancarie, non sono bastate le garanzie personali di Li e delle garanzie societarie (all’epoca accettate Bufera Gigio Donnarumma, 18 anni, ha un contratto con il Milan fino al 2021, per uno stipendio di 6 milioni netti l’anno (Ipp) da Fininvest). I dubbi su mr Li hanno influito perché l’Uefa scegliesse la via più rigida. Per Fassone è forse cambiata «la volontà politica».

L’ad, in un video sul sito del club, ha poi affrontato anche il caso Donnarumma e risposto a Mino Raiola che ha attaccato il ds Mirabelli. «Nessuno pensi di adottare strane tecniche o metodologi­e per far sì che Donnarumma possa essere ceduto a prezzi di mercato inferiori rispetto al suo reale valore. Il Milan è uno solo, non c’è il Milan di Fassone e quello di Mirabelli. Ho visto il ragazzo più sereno e mi ha fatto piacere la sua dichiarazi­one distensiva, ha confermato che non c’è stata nessuna forzatura. Gigio sarà ceduto solo se lui lo chiederà».

A ora, siamo nella stessa situazione di quest’estate: il ragazzo non ha chiesto di andare via, la famiglia (presente allo stadio mercoledì) è scontenta delle conseguenz­e della gestione Raiola, ma non ci sono avvisaglie perché si configuri una rottura tra Gigio e Raiola. A giugno si ricomincer­à.

Il caso del portiere L’ad: «Non lo svendiamo». Famiglia scontenta, ma Gigio non lascia Raiola

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