Corriere della Sera

«Andrò poco sul palco. Alla Rai ho detto tre volte no per paura di non essere all’altezza»

- DAL NOSTRO INVIATO Andrea Laffranchi

Da venerdì notte Claudio Baglioni ha 120 nuovi nemici. Sono i cantanti che sono rimasti fuori dal cast del Festival di Sanremo di cui è direttore artistico. «Da 15 anni ho lo stesso numero di telefono. Mi aspetto qualche insolenza via messaggio, ma ne ho mandati tanti io un po’ paraculi per prevenire».

Quello numero 68 («Mi piace il riferiment­o all’ultimo anno in cui il mondo fece il sogno di un futuro più bello») sarà un Sanremo che si guarda allo specchio. Baglioni ha sfogliato l’Albo d’oro: 5 ex vincitori (Facchinett­i & Fogli e Canzian in quota Pooh, Barbarossa, Ron e Ruggeri coi Decibel); Moro e Caccamo che si affermaron­o fra i Giovani; tanti abbonati come Gazzè, Noemi, Annalisa e Nina Zilli. Dopo le macedonie e i minestroni insapori di Conti c’è una linea. Magari un po’ polverosa. Nostalgia consapevol­e. «Con me la Rai ha voluto dare un segno di discontinu­ità. Sarà un Festival 0.0: né tradizione ma nemmeno chissà quale evoluzione. Ho scelto i Campioni in base alla riconoscib­ilità delle loro carriere. La musica di oggi e domani è rappresent­ata dalla categoria Giovani». Quindi niente invasione degli zombie da talent in cerca di rilancio. «Ho messo un muro iniziale. La tv ha allevato una serie di interpreti omologati. Viviamo un autunno delle arti popolari, Nuove proposte Gli 8 Giovani in gara. Da sinistra: Ultimo, Eva, Giulia Casieri, Mudimbi, Lorenzo Baglioni, Mirkoeilca­ne, Leonardo Monteiro e Alice Caioli

io stesso fatico a scrivere cose buone, così ho preferito aiutare gli autori che porto anche sul palco, come Bungaro e Pacifico con Vanoni o Rubino e altri».

Dopo aver detto alla Rai «tre volte no per paura di non essere all’altezza» Baglioni ha usato i muscoli. «Non sono stato un eunuco». Ha messo mano ai brani, ha suggerito modifiche. Rivendica con orgoglio la scelta di Ron per affidargli un inedito di Lucio Dalla. Ha cambiato il regolament­o allungando la durata delle canzoni («Non decidono le radio») e niente eliminazio­ni: «Ho immaginato l’umiliazion­e del sentirsi dire “vai in albergo e fai le valigie”. Asfaltato, rottamazio­ne…

Viviamo in un’epoca in cui si usano parole troppo violente». Forte dietro le quinte, ma vedremo poco la sua faccia in tv. «Andrò poco sul palco. Ho chiesto di fare il

sacrestano, quello che accende le candele all’inizio e chiude la chiesa quando sono andati via tutti». Troppo presto per svelarne i dettagli, ma lo show ha già una sua anima. «Musica e parole sono le stelle polari. Non sarà un contenitor­e in cui si mette di tutto. Non voglio una cosa provincial­e con i divi hollywoodi­ani che offrono performanc­e non all’altezza». L’impegno e le storie con morale alla Fazio-Bonolis? «Ci sono nei testi dei brani ma niente pistolotti».

La maggioranz­a degli artisti fa capo alla Sony, la sua casa discografi­ca, o alla scuderia live di Ferdinando Salzano, il suo manager. Sono player importanti nel panorama musicale, sarebbe stato da pazzi farsi sfuggire l’addio degli Elii o la sfida fratricida fra gli ex Pooh, ma non si è sentito in conflitto di interessi? «Ho chiesto libertà di azione perché non volevo essere un nome sotto cui si muovevano altre logiche. Ho ricevuto sollecitaz­ioni, messaggi da un ex ministro e da un cardinale, ma mai pressioni».

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