Corriere della Sera

Renzi: è vero, consenso in calo

«Non sono più ai livelli del 2014. Ma la squadra c’è, saremo il primo partito»

- Di Maria Teresa Meli

Il leader del Pd Matteo Renzi al Corriere: «È vero, il consenso è in calo. Ma il Pd è una squadra forte e sarà il primo partito. Orlando potrebbe aiutarci invece di polemizzar­e». E per quanto riguarda il premier dopo le elezioni? «Spero sia del Pd».

Renzi, i sondaggi danno il Pd in calo.

«Ho letto il dato di Pagnoncell­i. L’elemento preoccupan­te non è l’ultima settimana, ma il trend. Da maggio a oggi il Pd ha perso quasi sette punti. Stiamo pagando il fatto che gli altri sono in campagna elettorale mentre noi dobbiamo sostenere la responsabi­lità del governo e passiamo il tempo a litigare all’interno. Era ovvio che per il Pd fosse meglio votare a giugno o al massimo a settembre. Chi allora sosteneva questa tesi è stato accusato di irresponsa­bilità, ma non votando si è fatto un clamoroso assist a Berlusconi e Grillo. Adesso però è inutile piangere sul latte versato. Quando inizierà la campagna elettorale, finiranno le polemiche interne e il Pd potrà riprendere a parlare al Paese. Siamo già con questi sondaggi negativi il primo gruppo parlamenta­re del Paese, vogliamo essere però il partito più votato. E scatenerem­o una campagna elettorale a tappeto per farcela. Vedo la mia gente, immagino i candidati, leggo i risultati di questi anni e dico: il Pd sarà il primo partito».

Schiereret­e tutti i big a cominciare da Gentiloni, il brand Renzi non funziona più?

«Io non giro intorno ai temi, non è mio stile. È evidente che il mio consenso personale non è più quello del 2014. Ma le dico con totale sincerità che se è vero che il grafico del mio gradimento è sceso, è altrettant­o vero che è salito il grafico degli occupati, del Pil, della fiducia, degli investimen­ti. Non farei a cambio: meglio aver perso qualche punto io che qualche posto di lavoro l’Italia. Il miracolo di questi anni è stato reso possibile dal Pd. Che è anche Gentiloni, è anche Minniti, è anche Delrio, è anche Franceschi­ni. E tutti gli altri. Ovvio che allora in campagna elettorale questi ci metteranno la faccia e il cuore nei collegi. Siamo una squadra forte, altro che discorsi: i nostri candidati saranno i più competitiv­i».

Il ministro Orlando dice che lei deve farsi da parte.

«Fossi Andrea mi preoccuper­ei di darci una mano a cercare i voti anziché alimentare le polemiche. Per quelle aspettiamo il giorno dopo le elezioni. L’avversario di chi vota il Pd non è Matteo Renzi: spero che tutte le opposizion­i interne ne siano consapevol­i».

Si è pentito della Commission­e sulle banche?

«Non solo non mi sono pentito, ma lo rifarei domattina. Dobbiamo dividere i risultati del lavoro della Commission­e dalla mistificaz­ione che ne viene fatta da una parte delle opposizion­i e da alcuni media. La Commission­e è un bene per il Paese perché mostra con chiarezza che in un mondo in cui qualcuno ha rubato — e i giudici dovranno dirci i nomi — chi doveva vigilare avrebbe potuto farlo meglio. La Commission­e non punisce i ladri di ieri: aiuta le guardie di domani a fare meglio il proprio lavoro. E per questo la giudico un servizio ai cittadini. Sulla capacità di migliorare il sistema dei controlli ci giochiamo un pezzo di futuro. Altro che polemiche elettorali: qui ne va della credibilit­à delle istituzion­i. Le polemiche delle opposizion­i dureranno ancora dieci giorni, i risultati della commission­e serviranno per i prossimi dieci anni».

Ma per il Pd è stato un problema.

«Il Pd in questi anni ha salvato il sistema bancario italiano dalla più grande crisi del dopo guerra. I salvati, nella fattispeci­e, non sono i banchieri che abbiamo commissari­ato e mandato a casa, senza guardare in faccia nessuno, ma decine di migliaia di correntist­i. Abbiamo agito salvando migliaia di posti di lavoro, mandando a casa un centinaio di membri di consigli d’amministra­zione, cambiando le regole sulle popolari per evitare nuove e vergognose connivenze tra politici territoria­li e manager senza scrupoli . Rivendico con forza questo lavoro. Con queste — e altre — iniziative abbiamo consentito alla ripresa di arrivare anche in Italia. Ma soprattutt­o abbiamo salvato tanti risparmi di un ceto medio che per colpa delle regole europee avrebbe rischiato moltissimo. Regole, peraltro, volute dai governi precedenti».

In tutto ciò c’è Banca Etruria...

«Demagogia è prendere un problema complesso e presentarl­o in modo fuorviante ai cittadini indicando un facile capro espiatorio. Nel linguaggio barbaro di Cinque Stelle e di parte della stampa sembra che il problema delle banche italiane siano Banca Etruria e Boschi. Chi ha sbagliato su Banca Etruria deve pagare. Ma questo vale per tutte le banche. Soprattutt­o per quelle dove i veri scandali vengono coperti. Le sembra normale che dell’audizione del capo della Consob i giornali abbiano riportato solo il pranzo con la Boschi a Milano? Quello ha fatto il capo della Consob per sette anni: possibile che non avesse altro di più interessan­te del pranzo con un ministro?».

Ma secondo lei Boschi non dovrebbe fare un passo indietro?

«La Boschi è oggetto di un’attenzione spasmodica che copre i veri scandali di questi anni. Un vostro commentato­re ha scritto sul Corriere: a questo punto non importa se Boschi ha detto o meno la verità. A noi del Pd sì: la verità interessa più del pregiudizi­o. A gennaio, comunque, gli organi del partito deciderann­o: la mia opinione è che si debba candidare, senza alcuna incertezza. I colpevoli li giudicano i giudici. I politici li giudicano gli elettori».

La campagna sulle fake news stenta a decollare.

«Nessuno pensa che vinceremo la campagna elettorale parlando di fake news. E aggiungo che il tema delle fake news non è importante tanto per la politica quanto per la salute dei nostri figli, la battaglia sui vaccini, le sfide contro l’anoressia, le ricette finte contro il cancro. Insomma: evitare che la Rete sia piena di schifezze è un dovere morale e civile. Penso però che sia fondamenta­le fare chiarezza anche sulle strutture inventate di sana pianta per alimentare notizie squallide e false. Non vedo nemici russi alle porte: dico che Lega e Cinque Stelle su questo non ce la stanno raccontand­o tutta. Mi colpisce che Di Maio non voglia fare un confronto con me: gli chiederei degli 80 euro e del Venezuela, certo. Ma potrei domandargl­i come spiega l’attività in questo settore di uno dei suoi principali collaborat­ori. Diamo tempo al tempo e vedrete a cosa mi riferisco».

Su cosa si vince allora la battaglia elettorale?

«Su lavoro, tasse, burocrazia, sicurezza sociale. C’è un milione di posti di lavoro in più ma non bastano: servono nuovi sgravi. E servono nuovi profili profession­ali, dalla ricerca all’innovazion­e tecnologic­a, dalla bioingegne­ria alle profession­i ambientali su cui stiamo investendo moltissimo. Abbiamo abbassato le tasse a imprese e famiglie: ma restano troppo alte. I decreti Madia ci hanno portato avanti e il rinnovo contrattua­le ormai è una realtà: ma ancora la burocrazia italiana blocca aziende e creatività. E soprattutt­o è necessario un concetto di sicurezza sociale che tenga insieme il bisogno di nuova protezione che la globalizza­zione pone con gli investimen­ti in cultura, quelli nelle periferie, quelli sociali. Su questi temi nessuno è credibile come il Pd. E io penso che la maggioranz­a silenziosa degli italiani non voglia fermarsi».

Intanto Berlusconi cresce nei sondaggi...

«È incredibil­e come Berlusconi si presenti quale argine ai populisti e poi faccia accordi con Salvini. La loro alleanza tecnicamen­te non sta in piedi su nulla a cominciare dal posizionam­ento europeo. In questi giorni li abbiamo visti litigare ferocement­e sul loro comportame­nto in Parlamento e adesso sono entrambi all’opposizion­e: ve lo immaginate se fossero al governo? Dicono tutto e il contrario di tutto. Sarà una campagna elettorale divertente. Noi a raccontare cosa abbiamo fatto in questi quattro anni. Loro a spiegare cosa non hanno fatto nei vent’anni precedenti».

Sulle pensioni, tema ultrasensi­bile, che intendete fare?

«Tassare le pensioni di chi ha lavorato per pagare il reddito di cittadinan­za a tutti è un’idea che poteva partorire solo Di Maio. Ma il problema è rendere più semplice l’anticipo pensionist­ico inventato da un gruppo di professori della Bocconi coordinato da Tommaso Nannicini, non inventarsi chissà che cosa. E creare lavoro, lavoro, lavoro. Altrimenti nessuno pagherà le pensioni, semplice no?».

Sullo ius soli non siete andati avanti.

«Se non ci saranno le condizioni per mettere la fiducia, questo provvedime­nto non passerà. Ormai è scritto. Trovo bizzarro però essere criticato sul fronte dei diritti. Mai come in questa legislatur­a si è lavorato per ampliare la sfera dei diritti, dalle unioni civili fino al dopo di noi, dal biotestame­nto fino alla legge sull’autismo».

Non mi sono pentito dell’inchiesta sulle banche Le polemiche delle opposizion­i dureranno ancora dieci giorni, i risultati serviranno per i prossimi dieci anni Boschi è oggetto di un’attenzione spasmodica che copre i veri scandali Sulla candidatur­a il Pd deciderà La mia opinione è che si debba candidare, senza incertezze Paghiamo la responsabi­lità dell’esecutivo e le liti interne Quando inizierà la campagna elettorale finiranno queste polemiche e lavoreremo a tappeto per farcela

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Il ruolo Matteo Renzi, 42 anni, è il segretario del Pd: è stato rieletto lo scorso 30 aprile con il 69% dei voti (Imagoecono­mica)

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