Il miliardario Piñera riconquista la presidenza
Sebastian Piñera, imprenditore di centrodestra, torna alla presidenza del Cile che già aveva occupato tra il 2010 e il 2014. Ha battuto al ballottaggio il giornalista Alejandro Guillier, rappresentante di socialisti e radicali. Secondo una proiezione anticipata da Radio Bio Bio subito dopo la chiusura delle urne avrebbe toccato il 54-55 per cento dei voti. È stata l’elezione più incerta e combattuta dal ritorno della democrazia nel 1990, a causa della rottura del tradizionale bipolarismo. Al primo turno Piñera aveva ricevuto il 36,6 per cento dei voti, mentre l’elettorato di centrosinistra si era diviso tra Guillier (22,7%) e Beatriz Sánchez (20,3%). Una delusione per entrambi i protagonisti del ballottaggio: Piñera si aspettava più voti, e Guillier un distacco più ampio sulla Sánchez. Ricompattare la sinistra è stata la parola d’ordine del giornalista, attraverso l’attacco al miliardario rivale e puntando anche sull’emotività, come l’appoggio guadagnato dal popolare ex presidente dell’Uruguay, José Mujica, intervenuto al comizio di chiusura della campagna di Guillier. Ma non è bastato. A causa del voto frammentato e di un nuovo sistema elettorale, il vincitore non godrà della maggioranza del Parlamento e dovrà conquistare alleati. L’altra novità per i cileni è l’affluenza molto bassa (sotto il 50 per cento): da quando, nel 2012, è stata tolta l’obbligatorietà del voto, la disaffezione per le elezioni è aumentata moltissimo. Il Cile archivia così il secondo mandato di Michelle Bachelet, dopo quello assai più popolare del quinquennio 2006-2010. Stavolta la «presidenta» ha dovuto affrontare un ambiente assai più complesso, con il prezzo del rame basso e penalizzante per l’economia, e un’agenda di riforme molto ambiziosa. Bachelet aveva promesso di correggere antiche eredità della dittatura, come il sistema scolastico e quello tributario. È riuscita a farlo solo in parte, e ancor meno a farsi capire dai cileni: l’aumento delle imposte chiesto alle imprese per finanziare le riforme ha raffreddato l’interesse di alcuni investitori, e secondo la destra ha rallentato la crescita economica.