Corriere della Sera

Mario Giro: «Non c’è spazio per iniziative unilateral­i»

- Marco Galluzzo

ROMA «Non è la prima volta che questo partito va al governo, ci andò anche all’epoca di Haider. È la prima volta in questa stagione, ma l’Austria è un Paese amico con cui intendiamo restare in ottimi rapporti. Se mai ce ne fosse bisogno faremo in modo che la linea del premier Sebastian Kurz prevalga».

Mario Giro, viceminist­ro degli Esteri, ha una visione meno allarmata del collega Benedetto Della Vedova. Per il secondo, anche lui vice di Alfano alla Farnesina, alcune delle proposte dell’estrema destra austriaca, come quella della cittadinan­za agli italiani dell’Alto Adige, hanno «il crisma del pugno di ferro etno-nazionalis­ta, e rischiano di minare la convivenza pacifica» nella Ue.

C’è anche un corto circuito fra Pse e Ppe, dopo l’Ungheria i popolari europei ormai vengono accusati dai socialisti di fare da apripista alla destra estrema e xenofoba.

«Queste accuse — continua Giro — ci furono anche all’epoca con Haider. Ritengo che la cosa migliore sia continuare a collaborar­e e dialogare, anche per rispettare i termini con cui il presidente austriaco ha accettato questo governo, ovvero il suo concreto europeismo».

Sarà difficile con Interni, Esteri e Difesa concessi all’estrema destra.

«Mi pare che Kurz si sia tenuto l’essenziale del governo, ovvero tutta l’economia, lasciando ai populisti, di fatto, solo le questioni migratorie. Punti su cui lui si era già espresso nel corso del suo mandato come ministro degli Esteri, ne abbiamo discusso anche in sede bilaterale».

Beh, tre ministeri di peso non sono solo questione migratoria.

«Essenzialm­ente lo sono. Per ragioni di propaganda elettorale si è parlato molto di Brennero ma solo con un taglio mediatico, senza conseguenz­e concrete. Non ci aspettiamo cambiament­i da questo punto di vista. E la politica estera sarà gestita direttamen­te anche da Kurz che ne ha già grande esperienza».

Insomma vi basate solo sul premier.

«Ricordiamo­ci che è stato anche sottosegre­tario all’Integrazio­ne e in quell’occasione favorì la diminuzion­e a sei anni del termine per ottenere la cittadinan­za austriaca da parte degli stranieri che avessero dimostrato di parlare bene il tedesco e di fare volontaria­to. Dunque la sua personalit­à è più complessa di quello che si crede».

Resta la preoccupaz­ione per la proposta di dare la cittadinan­za agli italiani di lingua tedesca che vivono in Alta Adige.

«È una vecchia storia, di cui si parla da decenni, ma sempre come rivendicaz­ione simbolica. Una cosa sono i proclami, un’altra i fatti. Non credo che questo caso faccia differenza. Se si trattasse di una rivendicaz­ione pantiroles­e separatist­a ovviamente saremmo fermamente contrari, non c’è spazio per gesti unilateral­i. Ma ha ragione il presidente della provincia di Bolzano: allora, se proprio vogliamo, parliamo di cittadinan­za europea».

Quindi nessun problema con l’Italia.

«Dal Brennero non passa più nessuno, le frontiere con l’Italia sono sicure. I problemi semmai nasceranno alle frontiere con la Slovenia e la Repubblica Ceca, attraverso le quali entrano ancora migranti in un Paese che ha oltre il 12% di cittadini stranieri, e che dunque ha accolto moltissimo negli ultimi anni, a dispetto dell’immagine che oggi proietta nei Paesi vicini e in Europa».

Ma così non si rischia di minimizzar­e il ruolo dell’estrema destra in Europa?

«Assolutame­nte no, non può che esserci una condanna netta per ogni forma di propaganda politica fondata su xenofobia, antisemiti­smo e altre forme di discrimina­zione. Ciò che accade in Austria non può diventare un modello nella Ue, su questo saremo intransige­nti».

La proposta di cittadinan­za agli italiani dell’Alto Adige è una vecchia storia. Una cosa sono i proclami, un’altra i fatti. Ma Kurz ha sufficient­e esperienza

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Viceminist­ro Mario Giro, 59 anni

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