Corriere della Sera

Manovra, no ai beni del Demanio agli Stati esteri

Il governo ritira l’emendament­o. Diventa più veloce la riscossion­e delle pene pecuniarie affidata a Equitalia

- Mario Sensini

ROMA Dopo l’emendament­o che prevedeva l’arresto per chi violava i cantieri del Tap, dichiarato inammissib­ile dal presidente della Commission­e Bilancio, è il governo a fare direttamen­te marcia indietro su un’altra sua proposta che ha infiammato ieri la discussion­e sulla legge di Bilancio alla Camera. Rientra infatti nel cassetto la norma che prevedeva la possibilit­à per il Demanio di cedere direttamen­te beni immobili a Stati esteri. Mentre in Commission­e, in attesa di affrontare i temi più delicati della manovra, che vengono progressiv­amente accantonat­i e lasciati in coda, arriva una stretta piuttosto decisa sul recupero dei crediti di giustizia, cioè le pene pecuniarie comminate ai condannati di piccoli reati penali, ma anche gli oneri anticipati dall’erario per periti, custodi, testimoni.

La norma sul Demanio riguardava in realtà un solo immobile, un palazzo di via XX settembre che interesser­ebbe il Qatar per una sede diplomatic­a. Il governo ha provato ieri a riformular­e la proposta originaria, che era generale, poi ha preferito sgombrarla dal tavolo, consideran­dola inammissib­ile in quei termini.

Per favorire il recupero dei crediti di giustizia si prevede un monitoragg­io molto più stretto delle procedure e un passaggio più veloce alla conversion­e della pena pecuniaria nel lavoro sostitutiv­o (non retribuito e per un giorno a settimana), o nella libertà vigilata. Tra il 2012 e il 2015 gli uffici giudiziari hanno affidato a Equitalia Giustizia circa 750 mila pratiche per un controvalo­re di 2,1 miliardi. Di questi crediti, finora, si è riusciti ad incassare solo il 4%: 82,5 milioni di euro.

L’esame della legge di Bilancio procede più lentamente del previsto tanto che a questo punto potrebbe slittare l’arrivo in Aula, atteso per domattina. I temi più delicati sono ancora da discutere, e la seduta notturna di ieri della Commission­e è saltata. Da oggi sarà una corsa contro il tempo per ottenere, dopo il via libera di Montecitor­io, anche il sì del Senato evitando una convocazio­ne tra Natale e Capodanno.

Ieri la Commission­e ha approvato una norma che riduce gli obblighi dei concession­ari autostrada­li per gli appalti di manutenzio­ne esterni: basterà il 60% e non più l’80% , come prevede il codice degli appalti. Secondo il Pd, che ha presentato la proposta, la riduzione del tetto salva circa 3 mila lavoratori che rischiavan­o di perdere il posto. Via libera anche all’anticipo al 2018 dei fondi (58 milioni) per la messa in sicurezza dell’Autostrada A24,

che necessità di manutenzio­ne urgente dopo i tre terremoti che l’hanno interessat­a. La Commission­e, inoltre, ha deciso la destinazio­ne degli 80 milioni di euro risparmiat­i quest’anno dalla Camera, proprio al Fondo per la ricostruzi­one del Centro Italia. La proposta aveva ricevuto il via libera unanime di Montecitor­io, ma l’imputazion­e dei fondi era competenza del governo.

Oggi, come detto, si affronta il pacchetto lavoro, col governo che intende ridurre da 36 a 24 mesi la durata dei contratti a tempo determinat­o, e da 5 a 3 le possibili riconferme. La sinistra insiste anche per aumentare gli indennizzi in caso di licenziame­nto. Possibile che si sblocchi la vicenda degli scatti contrattua­li per i professori universita­ri, oggetto di molti emendament­i. Altri capitoli da affrontare la web tax e la sanità, con il superticke­t e la tassa sul fumo.

L’incasso Il recupero dei crediti di Giustizia vale oltre 2 miliardi ma è stato incassato solo il 4%

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