Corriere della Sera

Le paure dell’Inter obbligata da Suning al mercato creativo

E Thohir chiede 200 milioni per uscire dal club

- Guido De Carolis

L’unica sconfitta rischia di minare le certezze dell’Inter. Doveva accadere prima o poi, ma l’aver perso il comando e essere scivolati al terzo posto della classifica apre scenari non rassicuran­ti. Inutile girarci attorno, il problema è la qualità della rosa. All’Inter mancano sostituti di livello a centrocamp­o, almeno un giocatore in grado di dare un’alternativ­a a Spalletti per cambiare passo alle partite. Tornare sul mercato non è una soluzione così scontata, per tre motivi: di profili utili alla causa nerazzurra non ce ne sono troppi in giro, a gennaio i prezzi sono ancora più alti che in estate e, fattore più pesante di tutti, Suning non ha intenzione di investire.

Spalletti ha chiesto «alla società di fare chiarezza e dettare le linee guida». Il direttore tecnico Walter Sabatini è rientrato la scorsa settimana da Nanchino, dove ha incontrato i vertici di Suning. I cinesi hanno rallentato gli investimen­ti nel calcio, sia per il Jiangsu che per l’Inter. La proprietà non si è ancora espressa pubblicame­nte e questo chiede Spalletti, ma è confermato che iniezioni di denaro a gennaio non ce ne saranno e la qualificaz­ione in Champions va centrata.

L’autofinanz­iamento è il nuovo mantra, l’Inter però non ha troppe pedine di scambio appetibili. Sabatini dovrà armarsi di santa pazienza e, con il direttore sportivo Ausilio, condurre un mercato creativo. Sanno cosa occorre a Spalletti e, nonostante le parole, sono coscienti dei limiti della rosa. Grandi nomi non arriverann­o, perché le pedine di scambio Joao Mario e Brozovic non hanno richieste, ma l’Inter mercato lo farà e qualche aggiustame­nto, se pur limitato, il tecnico lo avrà.

Per svariati motivi, Suning non sarà generoso e oggi si trincera dietro il rispetto del fair play finanziari­o e le linee guida del governo. Il patron Jindong Zhang è uomo vicino ai vertici politici, è stato rinominato vice presidente della Federazion­e cinese per il commercio e l’industria, e di certo non può discostars­i da quanto Pechino impone.

Nella frenata di Suning c’è però di più: Erick Thohir. Seppur con un ruolo sempre più marginale, resta presidente dell’Inter. Lo si è rivisto a San Siro con l’Udinese, ma stasera non dovrebbe esserci alla cena di Natale con i 400 dipendenti nerazzurri e la squadra. Tra Suning e l’indonesian­o i rapporti non sono però di totale armonia. I cinesi avrebbero voluto rilevare la sua quota per 40 milioni. Lui ha declinato, ne chiede quasi 200.

Suning è un colosso, con una potenza economica dirompente, ma i paletti del governo impediscon­o di far uscire con facilità capitali dalla Cina. Anche per questo è stato piazzato un bond (il tasso al 4,8% è la prova che i mercati si fidano) da 300 milioni, per chiudere un debito dagli alti interessi e assicurare liquidità al club. Con questo scenario è difficile investire sul mercato. Spalletti dovrà reagire, per ora con le sole forze a disposizio­ne. Poi con quello che porterà il mercato creativo di Sabatini, costretto a lavorare come un ministro senza portafogli­o.

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