Corriere della Sera

Etruria, l’affondo di Padoan

«Non autorizzai altri ministri a parlarne». Renzi: abbiamo già chiarito tutto

- Ducci, M. Franco, Fubini Meli, Sabella, L. Salvia

Il ministro dell’Economia Padoan in commission­e d’inchiesta ha ricordato a chi compete occuparsi di banche: «Le discussion­i sono avvenute tra il presidente del Consiglio e me». Poi ha aggiunto: «Non ho mai autorizzat­o nessuno a parlare con altri di questioni bancarie». Boschi insomma ha operato autonomame­nte e senza discuterne con lui. Lo stesso vale per il ministro dei Trasporti Delrio, l’altro membro del governo ad aver ammesso di essersi interessat­o di Banca Etruria. L’M5S attacca. Renzi: già chiarito tutto. Oggi l’audizione di Visco.

La condotta di Maria Elena Boschi, durante la crisi di Banca Etruria, resta al centro dei lavori della commission­e di inchiesta sul settore creditizio. Questa volta è il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a fornire elementi per ricostruir­e dinamiche e modalità dei rapporti di governo nel corso della difficile stagione del sistema bancario.

In audizione Padoan ricorda a chi compete occuparsi di banche, e dunque anche dell’istituto aretino dove il padre della sottosegre­taria Boschi era vice presidente. «Le discussion­i sulle banche in difficoltà — indica il ministro — sono avvenute in modo continuati­vo tra il presidente del Consiglio e me», una specifica seguita dalla consideraz­ione che «in altre, rare occasioni, sono state discusse in gruppi più ampi di governo». Il tema di chi parlava con chi, oltre che a quale titolo, del resto, è correlato al fatto se l’allora ministra Boschi abbia esercitato pressioni o operato in conflitto di interessi mentre incontrava banchieri e organi vigilanti (Consob e Bankitalia) per parlare di Banca Etruria. Padoan da parte sua osserva: «Io ho appreso di questi specifici incontri dalla stampa». Ma il ministro, sollecitat­o dai parlamenta­ri, aggiunge, «non ho mai autorizzat­o nessuno a parlare con altri di questioni bancarie, né ho richiesto che persone o membri del governo che avessero contatti con il mondo bancario, venissero a riferire a me».

Boschi, insomma, ha operato in autonomia senza discuterne con Padoan (che, tra l’altro, ribadisce di non avere mai incontrato il padre dell’ex ministro), e lo stesso vale per il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, altro membro di governo ad essersi interessat­o di Banca Etruria, sondando le intenzioni di Banca Popolare dell’Emilia Romagna ad acquistare l’istituto aretino. Un quadro che spinge i parlamenta­ri del M5S alla stoccata, «non serve nemmeno ascoltare Visco o Ghizzoni. Già il ministro Padoan — sottolinea­no — ha scaricato Maria Elena Boschi. Le dimissioni non sarebbero soltanto un atto dovuto, ma una forma di tutela della propria dignità». A picchiare è anche Renato Brunetta, vice presidente della commission­e di inchiesta. «All’epoca in cui ero ministro (della P.a., ndr), non mi sarei mai permesso — osserva — di affrontare il tema bancario senza l’autorizzaz­ione del ministro dell’Economia. Tremonti mi avrebbe impalato se avessi fatto una cosa del genere». La serie di attacchi è tale che dal ministero di via XX Settembre precisano: «La gestione delle crisi è stata effettuata dal ministero dell’Economia in stretto coordiname­nto con la presidenza del Consiglio e Bankitalia».

L’intervento di Padoan si sofferma anche sul crac di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, dove secondo il ministro «ci possono essere stati ostacoli» alla vigilanza di Bankitalia. Nel caso di CariChieti, Banca Marche, Carife e Banca Etruria finite in risoluzion­e ricorda «non c’erano alternativ­e» e che ai titolari di obbligazio­ni danneggiat­i verranno rimborsati circa 190 milioni di euro. Padoan rivendica, infine, la conferma di Ignazio Visco in Bankitalia come «un segnale di stabilità». E oggi in audizione è atteso proprio Visco .

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