Corriere della Sera

Consob, la poltrona vacante

- Di Daniele Manca

Da giovedì scorso la Consob non ha più un presidente, il mandato di Vegas è scaduto. Rinviare la nomina non sarebbe lungimiran­te.

La politica tutta, pronta a parole a preoccupar­si delle sorti dei risparmiat­ori, sembra non interessat­a a chi dovrà guidare l’istituto che vigila sulla Borsa. Quello che dovrebbe garantire e imporre trasparenz­a a chi offre prodotti finanziari ai piccoli e grandi investitor­i. Dall’anno prossimo, il 3 gennaio, entrerà in vigore anche la Mifid 2. Sono le norme che impongono a tutti gli intermedia­ri, non solo le banche, maggiore trasparenz­a sulle formule di investimen­to, a cominciare dai costi. Le norme si susseguono e la trasparenz­a è fondamenta­le come altrettant­o essenziale e la vigilanza per evitare raggiri e vere e proprie truffe come accaduto in passato. E avere conferito l’incarico di presidente vicario al consiglier­e con più anzianità, Anna Genovese, è l’atto tanto necessario quanto provvisori­o, per evitare pericolosi vuoti. Già una commission­e sulle banche, questa volta di Indagine, quella costituita al Senato, era giunta nel febbraio di quest’anno alla conclusion­e che proprio la mancata delineazio­ne precisa dei compiti di vigilanza sulla trasparenz­a della Consob e di quelli della Banca d’Italia a presidio della stabilità del sistema del credito, era stata all’origine della scarsa collaboraz­ione tra le due Authority. Alla casella da riempire del presidente va aggiunta quella di un altro membro della Consob, composta da quattro commissari. Nomine non facili certo, perché dovranno essere in grado di ripristina­re la fiducia dei risparmiat­ori. Il compito di designare il presidente della Consob spetta a Palazzo Chigi, alla presidenza del Consiglio. Il clima da resa dei conti e da campagna elettorale che si è creato attorno alla Commission­e d’inchiesta sulle banche rende la nomina ancora più difficile. Tanto più in un Parlamento in via di scioglimen­to che sembra molto più interessat­o alla campagna elettorale. Ma il rinvio sarebbe la scelta meno lungimiran­te.

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