Corriere della Sera

Le onde di Marica, scienziata dell’anno

Branchesi, 40 anni, selezionat­a da Nature. È tornata dagli Usa al Gran Sasso

- di Giovanni Caprara

L’astofisica Marica Branchesi è stata inserita dalla rivista Nature nella top ten dei personaggi scientific­i del 2017. L’italiana, 40 anni, lavora ai laboratori del Gran Sasso ed ha avuto un ruolo di primo piano nella scoperta legata alle onde gravitazio­nali: «Vi dico come le spio».

«Sono stupita, proprio non me l’aspettavo: è un grande onore ma lo considero un riconoscim­ento per tutti noi che lavoriamo su questa magnifica frontiera della scienza». Sorride Marica Branchesi ricordando che la rivista scientific­a inglese Nature l’ha inserita, unico scienziato italiano, nella Top Ten internazio­nale dei dieci ricercator­i più influenti del 2017.

E il riferiment­o sottolinea­to nella classifica va soprattutt­o al ruolo avuto nella scoperta dell’onda gravitazio­nale annunciata nell’agosto scorso, generata dalla fusione di due stelle a neutroni, la prima registrata con le antenne Ligo negli Usa e Virgo in Italia, a Pisa, dell’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). Un ruolo particolar­e, nuovo e indispensa­bile per vedere il mostro cosmico da cui nasce il fenomeno previsto da Albert Einstein un secolo fa.

«Unisco le competenze dei fisici con quelle degli astronomi perché ora siamo entrarti nell’era dell’astronomia multimessa­ggera», spiega Marica.

Nata a Urbino 40 anni fa, dopo aver studiato radioastro­nomia a Bologna indagando buchi neri e ammassi di galassie, si è concentrat­a sui fenomeni più violenti dell’universo condividen­do le ricerche in varie università straniere e approdando, infine, al mitico Caltech, il politecnic­o della California. «Ma nel 2013 — racconta — mi è stato assegnato un progetto di ricerca Firb del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di un milione di euro destinato ai giovani scienziati e anche se mi avevano proposto di rimanere in California ho scelto di rientrare. Era un sogno; potevo coordinare un gruppo tutto mio di ricercator­i delle Università di Pisa, Padova e Urbino. Purtroppo queste opportunit­à nel nostro Paese sono poche».

L’indagine riguardava proprio come studiare gli eventi cosmici utilizzand­o le onde gravitazio­nali e le onde elettromag­netiche, le uniche usate finora per guardare il cielo nelle diverse lunghezze d’onda: dal visibile ai raggi X.

Ed è appunto il compito che ora la impegna coordinand­o i 1.200 ricercator­i della collaboraz­ione Ligo americana e del gruppo italo-francese di Virgo, più gli altri osservator­i con telescopi diversi. «Scrutando in modi differenti riusciamo a decifrare fenomeni finora rimasti misteriosi. E presto puntiamo a fare queste analisi anche con i neutrini». Intanto insegna al Gran Sasso Science Institute dell’Infn da dove coordina la rete mondiale della neonata frontiera astrale. «Da studente ero incerta se diventare medico o architetto, ma mi piaceva soprattutt­o la matematica e tra le stelle ho trovato il mio paradiso».

Al Caltech ha incontrato l’uomo della sua vita, un fisico tedesco sempre delle onde gravitazio­nali. Si sono sposati, vivono in Italia e insieme (ora anche a due piccolissi­mi bimbi) guardano il cielo con i nuovi occhi della scienza.

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L’astrofisic­a italiana Marica Branchesi, 40 anni, mentre parla a un convegno scientific­o a Washington il 16 ottobre scorso
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