Corriere della Sera

Per Renzi non è un attacco: ho sentito Pier Carlo, abbiamo già chiarito tutto

La sottosegre­taria: l’opposizion­e vuole regolare i conti

- di Maria Teresa Meli

È un’altra giornata difficile sul fronte delle banche per il Pd. E di certo non sarà nemmeno l’ultima. Le parole di Padoan, che in Commission­e ha dichiarato di non aver mai autorizzat­o né Boschi né Delrio a discutere di banche, fanno il giro di tutti i siti. Matteo Renzi, che ieri era impegnato in una lunga serie di consultazi­oni in vista della campagna elettorale (è sempre più probabile che si candidi al Senato nel collegio di Firenze 1) è stupito. «Padoan — dice ai collaborat­ori — non ha inteso mollare la Boschi, ne sono convinto. Gli hanno fatto quella domanda e lui ha risposto in quel modo».

Già, il segretario non vuole aprire un altro fronte proprio in un momento delicato come questo. Il Pd è sotto assedio e non può polemizzar­e con tutti facendosi terra bruciata intorno. Perciò detta la linea ai suoi: nessuno attacchi Padoan per le parole pronunciat­e in Commission­e. E infatti persino il battaglier­o Matteo Orfini non spinge più di tanto il piede sull’accelerato­re della polemica. «Ci mancherebb­e — spiega il presidente del Pd all’Huffington Post — che il ministero dell’Economia e delle finanze debba autorizzar­e i ministri a occuparsi delle crisi delle banche nei loro collegi di competenza: sarebbe una violazione delle regole stabilite in Costituzio­ne».

Aver scelto questo atteggiame­nto sembra pagare. Nel pomeriggio Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan hanno un chiariment­o. Il ministro fa sapere al leader che non era sua intenzione mettere in difficoltà la sottosegre­taria alla presidenza del Consiglio e gli ricorda: «Sono stato uno dei pochi ministri che l’ha difesa pubblicame­nte». «Sono assolutame­nte convinto di questo e condivido», è la risposta di Renzi. Quindi, rivolto ai suoi: «Spero che le parole di Padoan in commission­e non vengano fraintese e male interpreta­te».

In un altro palazzo, nelle stesse ore, anche la sottosegre­taria, che sta tenendo botta a quello che definisce «un attacco violentiss­imo» contro la sua persona, abbraccia la stessa linea di Renzi, e ai suoi interlocut­ori di ieri pomeriggio spiega di non vedere nessun dolo nelle parole del ministro. Che vengono derubricat­e a atto di ingenuità.

Al Pd, comunque, sanno bene che non è ancora finita. Oggi in commission­e ci sarà Ignazio Visco e domani Federico Ghizzoni. «Prepariamo­ci a una nuova ondata di fango», sono le parole d’ordine che provengono dal Nazareno. «Già — sospira amareggiat­a la sottosegre­taria Boschi — le opposizion­i stanno utilizzand­o la commission­e per regolare i conti politici in prossimità della campagna elettorale».

Ma Orfini gioca d’attacco in previsione delle prossime audizioni: «Se si vuole sentire Boschi, come chiedono le opposizion­i, allora si convochi Draghi, che peraltro il Movimento cinque stelle ha chiesto di ascoltare. Se si vuole rifare il calendario lo si rifaccia tutto».

È un modo non per ottenere l’audizione del governator­e della Bce ma per far suonare l’allarme per quello che rischia di accadere in commission­e anche al Quirinale e a Palazzo Chigi.

Renzi, comunque, ostenta tranquilli­tà e continua a occuparsi delle liste. Il segretario, che in questi giorni è a Firenze, e infatti oggi non sarà al Colle per il tradiziona­le scambio di auguri, sta lavorando a intrecciar­e le candidatur­e tra proporzion­ale e uninominal­e. «Dove c’è un esponente di sinistra sul maggiorita­rio, faremo guidare a un moderato la lista per il proporzion­ale e viceversa».

La valutazion­e Il leader dem convinto che il ministro Padoan non volesse mollare Maria Elena

Orfini «Ci mancherebb­e che il Mef debba autorizzar­e i ministri nei loro collegi di competenza»

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Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, 67 anni, ieri a palazzo San Macuto per l’audizione in Commission­e banche, con il presidente della commission­e Pier Ferdinando Casini, 62 (Lanni)

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