Corriere della Sera

Renzi: follia. Il leader M5S poi frena. E sulle alleanze dice: se non otteniamo il 40% governiamo con chi ci sta

- Alessandro Trocino

Laura Castelli, intervista­ta da Lilli Gruber, non si era sbilanciat­a: «Non si dice per chi si vota». E per lungo tempo, i 5 Stelle, a cominciare da Beppe Grillo, avevano presentato il referendum sull’euro come una scelta dei militanti, senza prendere posizione apertament­e, pur lasciando intuire la spinta centrifuga. Luigi Di Maio, invece, intervista­to a L’Aria che tira, su La7, fa un passo ulteriore: «Se si dovesse arrivare al referendum, che considero una extrema ratio, è chiaro che io voterei per l’uscita, perché significhe­rebbe che l’Europa non ci ha ascoltato». Parole colte al volo da Matteo Renzi per criticare la «follia» del candidato premier dei 5 Stelle. Il quale però, poche ore dopo, corregge il tiro, spiegando che l’obiettivo dei 5 Stelle «non è assolutame­nte l’uscita dall’euro».

La conduttric­e Myrta Merlino spiega di voler fare una domanda importante, «anche perché su questo tema l’accusano di non essere mai preciso»: sul referendum per uscire dall’euro i 5 Stelle voterebbe sì o no? La risposta («Quante volte ho risposto a questa domanda…») è che il referendum non è la prima opzione. Perché «prima vogliamo andare ai tavoli europei e cambiare le regole». E se non ci si riuscisse? «Se si arrivasse al referendum, è chiaro che voterei per uscire». Ulteriore postilla: «Però voglio precisare che vedo grandi opportunit­à in Europa in questo momento».

A questo punto interviene Renzi su Twitter: «Stavolta Di Maio ha fatto chiarezza, bisogna ammetterlo. Lui voterebbe per l’uscita dall’Euro. Io dico invece che sarebbe una follia per l’economia italiana». Di Maio torna sulla vicenda su Facebook: «Il nostro obiettivo di governo non è assolutame­nte l’uscita dall’euro, ma rendere la permanenza del nostro Paese nella moneta unica una posizione convenient­e per l’Italia. È una scelta pragmatica, non ideologica». E ancora, riferendos­i a Renzi: «La vera follia è fare finta che tutto vada bene e lasciare tutto così com’è».

Seguono dichiarazi­oni di Emanuele Fiano (Pd) che gli dà dell’«inaffidabi­le», di Riccardo Magi (+Europa) che parla di «furto» e di Andrea Orlando che ironizza: «Ricapitola­ndo, Di Maio voterebbe contro l’euro al referendum ma vuole rimanere nell’euro. Mi pare tutto chiaro».

Il leader dei 5 Stelle, però, non ci sta e controrepl­ica: «I problemi dell’Italia non sono le dichiarazi­oni di Di Maio ma è l’intreccio fra politica e banche, che abbiamo visto con il ministro Maria Elena Boschi, punta dell’iceberg del sistema Bancopoli». Altro punto su cui la chiarezza è scarsa, programmat­icamente, è quella delle «alleanze» (parola che Di Maio vuole abolire): «Se dovessimo ottenere il 40% potremmo governare da soli. Se non dovessimo farcela, la sera delle elezioni faremo un appello pubblico alle altre forze politiche che sono entrate in Parlamento presentand­o il nostro programma e la nostra squadra. E governerem­o con chi ci sta».

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