Corriere della Sera

«Il passaporto? Conta di più essere europei»

Manfred Weber (Ppe): «Italia e Austria si parlino»

- di Luigi Offeddu loffeddu@corriere.it

Il nuovo governo dell’Austria, Paese membro dell’Unione Europea, ha offerto un doppio passaporto agli italiani altoatesin­i di lingua tedesca, anch’essi cittadini dell’Ue. Che cosa ne pensa, presidente Weber?

«Chiedo all’Austria e all’Italia di chiarire al più presto la questione, che non è una questione europea. Nello stesso tempo, però, ricordo come negli ultimi anni abbiamo superato tutti tante divisioni, diventando sempre più europei. Per la vita quotidiana, non sono più tanto importanti il passaporto, o la cittadinan­za, ma la convivenza, la solidariet­à, appunto il sentirsi europei».

Manfred Weber, bavarese, presidente del Gruppo del Partito popolare europeo all’Europarlam­ento, è da sempre considerat­o la «voce» della cancellier­a Angela Merkel nella stessa aula. E visti da Strasburgo e da Berlino, la situazione di Vienna ha un rilievo particolar­e. Oggi Sebastian Kurz, neo-cancellier­e capo del Partito popolare austriaco che è anche membro del Ppe, sarà a Bruxelles. Confermerà ai vertici Ue le basi della sua alleanza con i populisti dell’FpÖ, e la bocciatura della politica europea sull’immigrazio­ne, giudicata «inutile».

Che cosa gli risponderà l’Europa?

«Innanzitut­to mi sembra un segnale molto importante, e chiaro, il fatto che Kurz abbia scelto per la sua prima visita ufficiale proprio la capitale dell’Ue. Vuol dire che prende l’Ue molto sul serio, che vuole ascoltare e spiegarsi. Ricordo anche che, nella sua agenda politica per l’Austria, si presenta come un premier che vuole riformare il suo Paese. Bene, tutta l’Europa ha bisogno di questo: di politici che si assumano le responsabi­lità del proprio operato, senza rimprovera­re gli altri».

Va bene, ma sull’immigrazio­ne?

«Ci sono Paesi come quelli dell’area Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, ndr), che forse di migranti non ne vorrebbero neppure uno. L’Austria, invece, si è mostrata molto forte nel supporto alla solidariet­à europea e nello stesso tempo al concetto di confini molto più controllat­i. Abbiamo bisogno di politici che conoscano entrambi i lati del problema».

Come Kurz, appunto? Lui potrebbe essere un mediatore?

«Sì, può essere un mediatore. In ogni caso, condivido il pensiero di Antonio Tajani: abbiamo bisogno di più solidariet­à, una sfida per tutti noi. E poi, va meglio organizzat­o il controllo dei confini, cui tutti i Paesi devono contribuir­e».

Ma Kurz si è alleato con Heinz-Christian Strache, un populista di estrema destra. Da presidente del Gruppo Ppe, non è preoccupat­o?

«Per ora, possiamo solo analizzare che cosa c’è nei loro accordi. Ma una cosa è assolutame­nte chiara: il loro programma si presenta come totalmente europeo, non contiene alcun accenno a un referendum anti-Ue. Per esempio, l’Austria è tradiziona­lmente neutrale, ma ha detto che vuole contribuir­e alla difesa comune dell’Unione. Kurz è riuscito a convincere Strache ad accettare tutti i temi pro-Ue. Poi certo, resta da capire come comunicher­anno in una dimensione pro-europea. Ma questo, potremo vederlo nei prossimi mesi».

Disposizio­ne Vienna, a differenza di altri, si è mostrata molto forte nel supporto alla solidariet­à europea Accordo Condivido il pensiero di Antonio Tajani: abbiamo bisogno di più solidariet­à una sfida per tutti noi

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Cancellier­e Sebastian Kurz, 31 anni, con la fidanzata Susanne Thier, 26

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