Restauro dei palazzi storici Ai proprietari aiuti dal 50% in su
«L’idea che i proprietari di dimore storiche in Italia siano dei ricchi miliardari è anacronistica, una realtà che non esiste più. Oggi chi eredita un bene familiare vincolato non riesce più, nella maggior parte dei casi, a sostenere le spese per mantenerlo e restaurarlo, per non vederlo crollare. Onore al ministro Dario Franceschini che ha compreso il problema e ha offerto una soluzione». Gaddo della Gherardesca, discendente del conte Ugolino e quindi dell’antichissima famiglia imparentata con gli Hohenstaufen, i Medici, gli Estensi, presiede dal 27 aprile 2016 l’Adsi, l’Associazione Dimore storiche fondata nel 1977, che riunisce 4.500 soci sparsi nella penisola proprietari di circa 30.000 beni immobili vincolati tra palazzi, castelli, ville, masserie, torri, masi di montagna. Un pezzo importante del nostro patrimonio storico-artistico che è nelle mani dei privati ma senza il quale non sarebbe possibile «leggere», ovvero comprendere, il tessuto di arte, paesaggio, gusto, storia del nostro Paese.
Venerdì 15 dicembre la commissione Bilancio della Camera ha inserito una novità per l’Adsi nel pacchetto emendamenti cultura della Legge di Bilancio. Tornano i contributi statali per la tutela, il restauro e la manutenzione degli edifici privati di valore storico-artistico aboliti dal governo Monti: vengono destinati a questo scopo 10 milioni di euro per il 2019 e 20 milioni dal 2020. In tre anni, arrivano 150 milioni per saldare i debiti pregressi dei contributi fermi dal 2012.
Il contributo dello Stato sarà non inferiore al 50% delle spese. Dice Franceschini: «Le segnalazioni di degrado sono tantissime. Se lo Stato vincola, deve anche sostenere ciò che fa parte del nostro Patrimonio. La cultura, lo dimostra anche questo emendamento, è ormai al centro delle politiche economiche del governo».
Non si tratta comunque di sostegni indiscriminati: il progetto dei lavori dev’essere approvato, dopo un complesso iter, dalla soprintendenza della zona.
Afferma della Gherardesca: «L’Italia è un caso unico al mondo. Le ville venete sono 4.200, nella sola Sicilia ci sono più castelli che in un qualsiasi Paese del Nord Europa, e poi ci sono i masi in Alto Adige, le residenze del ‘700 in Piemonte, le ville della campagna toscana, le masserie pugliesi e potrei continuare. Quasi sempre — aggiunge il presidente Adsi — i proprietari non hanno i mezzi per affrontare situazioni difficili e i vincoli diminuiscono il valore degli immobili sul mercato. Quindi gli strumenti del governo sono essenziali. Questi beni possono rappresentare un’occasione di rilancio per l’economia del nostro Paese. Ho continui contatti con tour operator cinesi o americani. Tutti sono estremamente interessati all’offerta culturale italiana e ora anche a quella che riguarda i piccoli centri, il cuore del nostro Paese».
Molti proprietari trasformano infatti le dimore storiche in hotel, residenze per vacanze, spazi per matrimoni e meeting. Noblesse oblige, si diceva un tempo. La nobiltà comporta obblighi: oggi, anche quello di stare al passo con i tempi.
I soldi Ripristinati i contributi aboliti da Monti. Gaddo della Gherardesca: «Titolari in difficoltà»