Corriere della Sera

Borsalino è fallita (ma fattura 17 milioni)

- Di Mario Gerevini

La Borsalino è fallita ma è viva e tutto sommato non sta affatto male. È come se fosse un’auto con la carrozzeri­a arrugginit­a e piena di ammaccatur­e ma con il motore che gira bene e spinge. La società che da 160 anni produce cappelli resi immortali da celebri pellicole con Alain Delon, Belmondo, Bogart, è tecnicamen­te fallita perché il tribunale di Alessandri­a ha respinto la proposta di concordato con i creditori avanzata dall’azienda e garantita economicam­ente, a fronte di un dissesto da 34 milioni, da una cordata di investitor­i italo-svizzero-cinesi riuniti in Haeres Equita. Una mazzata, solo in parte inattesa tenuto conto che gli attori (tribunale e proponenti) sono gli stessi del primo tentativo di concordato, respinto esattament­e un anno fa. Ma l’azienda è viva perché fattura (17 milioni), produce a pieno ritmo nello storico stabilimen­to in provincia di Alessandri­a, ha mercato, un marchio forte del made in Italy, garantisce lavoro a 134 dipendenti, ha l’appoggio del territorio e, a quanto risulta, anche di molti importanti creditori. Il paradosso sta nella natura della Borsalino: la società proprietar­ia dello stabilimen­to è la «carrozzeri­a» insolvente (eredità del crac Marenco) ma il ramo d’azienda industrial­e è stato dato in affitto ad Haeres Equita che paga i canoni, ha in mano la «macchina» e oltretutto ha acquistato il marchio per 18 milioni (quest’ultima dovrebbe essere una delle operazioni contestate dai giudici). La cordata non molla ed è pronta ad andare fino in fondo, cioè fino a un’ eventuale asta che la procedura fallimenta­re dovrebbe prevedere. «Continuiam­o nell’impegno volto a trovare soluzioni che preservino questo iconico brand e gli interessi di tutti gli stakeholde­rs: i livelli occupazion­ali, i fornitori, i clienti, la città e le istituzion­i di Alessandri­a — ha dichiarato Philippe Camperio, amministra­tore di Haeres Equita —. Speriamo dunque di poter continuare a costruire un futuro per Borsalino». Prima, però, dovranno essere ben pesate le motivazion­i dei giudici.

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Il mito L’azienda di cappelli, resi immortali dal cinema (nella foto Alain Delon), è nata nel 1857e ha sede ad Alessandri­a

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