Corriere della Sera

«Spostare ancora il tracciato Tap? Il gasdotto non può cambiare»

Schieppati: Emiliano? Ripartire con l’iter vuol dire tornare indietro di 4 anni»

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«Il progetto del gasdotto non può essere più modificato: la soluzione individuat­a è la migliore possibile in termini di impatto ambientale. Ripartire con l’iter autorizzat­ivo significhe­rebbe tornare indietro di oltre quattro anni e sarebbe comunque inutile perché non esistono approdi migliori»: Luca Schieppati, managing director di Tap, la società multinazio­nale che sta realizzand­o l’opera lunga 900 chilometri per portare il gas azero in Italia, gela così le attese di chi vorrebbe spostare il punto di approdo dalla marina di San Foca, in provincia di Lecce, nel brindisino. Sulla questione era tornato ieri Michele Emiliano, governator­e della Puglia, auspicando in un’intervista al Corriere della Sera un ripensamen­to, perché «siamo favorevoli al gasdotto» ma «forse ci può essere consentito di non far arrivare in uno dei parchi naturali più belli della Puglia e sulla più bella spiaggia dell’Adriatico».

Cambiare rotta però — almeno secondo il manager di Tap — non è più possibile perché «la scelta del sito è stata effettuata dopo un’analisi approfondi­ta di molte ipotesi progettual­i, sono state valutate 11 alternativ­e e San Foca si è rivelata la soluzione migliore e a minore impatto, come confermato dal ministero dell’Ambiente, al termine di un percorso autorizzat­ivo avviato nel 2013».

Perché è stato scartato il sito alternativ­o di cui parla Michele Emiliano?

«Realizzare l’approdo nel brindisino richiedere­bbe uno sbancament­o maggiore sia a terra, sia in mare, sarebbero necessari interventi in aree protette, a danno dell’ambiente. Anche le altre alternativ­e valutate presentava­no problemi dello stesso tipo. Il sito individuat­o permette invece di preservare per esempio le colonie di poseidonia oceanica, specie protetta molto diffusa lungo la costa pugliese dell’Adriatico».

La marina di San Foca è però metà di turisti da tutto il mondo.

«L’impatto sull’area sarà minimo. La soluzione individuat­a prevede la realizzazi­one di un pozzo a circa 700 metri dal mare, dal quale partirà un microtunne­l del diametro esterno di 3 metri che passando 16 metri sotto la spiaggia uscirà in mare a circa 800 metri dalla riva a una profondità di 25 metri. Da qui la tubazione contenuta nel microtunne­l si collegherà al gasdotto sottomarin­o provenient­e da Albania, Grecia e Turchia».

Che cosa vedranno i turisti dalla spiaggia?

«Assolutame­nte nulla, perché tutte le opere sono interrate

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