Corriere della Sera

Mariano Dybala e quel viaggio segreto a Parigi

- Giampiero Timossi

Sono i fratelli dei calciatori, una vera categoria. Sempre più spesso diventano anche procurator­i. È successo con Mariano Dybala, 36 anni, stesso sangue di Paulo nato 13 anni dopo. Mariano, da settembre, è il nuovo agente del 10 della Juventus. Lo scontro che sta agitando i bianconeri nasce da qui. La Juventus non gradisce i comportame­nti di Mariano Dybala; Paulo non gradisce le ingerenze nei rapporti familiari; Allegri mette in panchina il campione «che si allena male» e il fratello del campione gira mezza Europa promettend­o che porterà via Paulo «quando e come voglio». A far infuriare l’ad Marotta è stato un volo a Parigi di Mariano per incontrare dei dirigenti del Psg. Subito dopo ha prospettat­o al fratello uno scenario chiarissim­o: «Neymar andrà al Real Madrid e tu sei quello giusto per sostituirl­o». Sembra anche che non siano stati i francesi ad avvertire i colleghi juventini. A Torino hanno scoperto del viaggio grazie alle foto messe sui social dalla fidanzata, con Mariano nella trasferta parigina. Questa «sfrontatez­za» avrebbe irritato la Juventus, più delle avances fatte dal fratelloag­ente a Barcellona e Manchester City. In un primo momento la Juve aveva cercato un’intesa. Un modo sarebbe stato quello di offrire a Dybala una rinegoziaz­ione del contratto (scadenza 2022), un accordo che comprendes­se anche la gestione dei diritti d’immagine (grana aperta con l’ex agente Triulzi) e un’adeguata commission­e al fratello. Ora non se ne parla più. Altri procurator­i si sono avvicinati all’attaccante, come Morabito, Mendes e Raiola che ieri a domanda ha risposto: «Io nuovo procurator­e di Paulo? No, per niente. C’è il fratello». Così la tensione sale ancora. Tra i compagni è sempre stato Marchisio il più vicino alla Joya. Ma il tentativo di far ragionare l’argentino ha prodotto solo un distacco. La Juve dice di aver parlato con Dybala e lui dice di non aver più parlato con Marotta. L’ultima comunicazi­one con Allegri invece risale a prima di Bologna: il numero 10 già sapeva che per la seconda volta di fila si sarebbe seduto in panchina.

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