Corriere della Sera

Marchionne, ottimismo e minacce «Regoleremo i conti con le Mercedes»

I rimpianti per il titolo sfumato e l’avvertimen­to: «Via se la F1 diventerà una Nascar»

- DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Daniele Sparisci

Un bicchiere di lambrusco al cielo per dimenticar­e il «calvario». E cancellare il retrogusto amaro di una stagione inghiottit­a dal trittico asiatico dopo vittorie meraviglio­se come la doppietta a Montecarlo. «Senza quelle tre gare lì (Singapore, Malesia e Giappone, ndr) probabilme­nte Vettel avrebbe vinto il Mondiale, ne parlavo prima con Binotto (il direttore tecnico)». Il team principal Maurizio Arrivabene annuisce, Sergio Marchionne non si dà pace ma la missione titolo è ripartita da un pezzo.

La monoposto per il 2018 debutterà il 22 febbraio «pronta per regolare i conti con la Mercedes». Allegro e fiducioso della squadra plasmata su criteri orizzontal­i — «Serviva una linea di comando più piatta e meno gerarchica» — il numero uno del Cavallino ha identifica­to nel motore il punto debole. Il salto di prestazion­i che si aspettava dopo l’estate non c’è stato, anzi sono piovute grane e avvicendam­enti nella Gestione Sportiva. Via Lorenzo Sassi — «Ha preferito provare a fare carriera altrove, l’avrei tenuto in Fca» — dal reparto Gt è arrivato Corrado Iotti a raccoglier­ne l’eredità. Le ambizioni sono tante, il lavoro anche: «Credo che gran parte del successo aerodinami­co di quest’anno sia dovuto al cambio di gestione. Adesso mi aspetto lo stesso anche dall’area motori, i primi dati fanno

già ben sperare». Dal 2018 l’affidabili­tà sarà ancora più importante, il regolament­o permette di utilizzare soltanto tre power unit per 21 Gp. «Non ho paura, saremo competitiv­i anche stavolta. Però vincere è un altro discorso». Niente proclami, come è giusto che sia dopo il «bagno di umiltà» di due anni fa. Ma dalle parole di Marchionne emergono ottimismo e consapevol­ezza della propria forza. Di messaggi ne ha per tutti, anche per i piloti: se Sebastian Vettel deve controllar­e le emozioni — «In certi momenti sembra davvero un meridional­e, ma credo che abbia imparato la lezione» —, su Raikkonen bisogna individuar­e la «vite giusta per farlo funzionare». Aggiunge il presidente: «A volte guida da dio, altre invece stacca la spina».

Poi c’è un altro bigliettin­o di Natale che Marchionne spedisce negli Usa, all’indirizzo di Liberty Media. E non è tenero. La trattativa sul futuro della F1 post 2020 è ancora in alto mare, le parti sono lontane da un accordo. La minaccia della Ferrari di uscire non solo è attuale, ma viene rilanciata dall’idea di dar vita a un campionato alternativ­o: «Speriamo di non arrivare a un divorzio. Ma se cambiano questo sport e lo trasforman­o in una Nascar, con le macchine tutte uguali, noi ce andiamo. Non bluffiamo, se lo pensano davvero stanno scherzando con il fuoco». Lo spettro di una F1-bis è in agguato e Marchionne in mano ha anche l’appiglio giuridico per realizzarl­o: «Prima (con Bernie Ecclestone, ndr) non potevamo farlo; invece adesso il contratto con Liberty consente un maggiore margine di manovra alle squadre. Ora possiamo analizzare la possibilit­à di creare qualcosa di simile alla F1 in termini di spettacolo». Ipotesi remota, ma non impossibil­e.

Il tavolo del presidente è poi zeppo di altri dossier, a cominciare da quello relativo alla Maserati. «Nella mia testa l’idea di riportarla in pista c’è. Ma dobbiamo prima vedere come va con l’Alfa». Quando lascerà il timone di Fca nel 2019, Marchionne si dedicherà a tempo pieno alla Rossa: «Qui sto benissimo e il futuro di quest’azienda è ancora tutto da scrivere».

Alfa e Maserati Nella mia testa c’è l’idea di riportare in pista la Maserati, ma vediamo prima come va con l’Alfa Speriamo di non arrivare a un divorzio con Liberty Media. Non bluffiamo, e se lo pensano stanno scherzando col fuoco

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