Corriere della Sera

UNA PROVA DI FORZA RISCHIOSA

- di Antonio Polito

Le commission­i d’inchiesta «vanno maneggiate con cura, evitando che siano solo cassa di risonanza di polemiche tra i partiti o all’interno di essi. La Commission­e sulle banche sarebbe questo. Strumental­izzare questioni tanto delicate, che riguardano i risparmi degli italiani e che sono già all’attenzione della magistratu­ra significa prepararsi a una campagna elettorale irresponsa­bile».

Questo giudizio — che condividia­mo — è al di sopra di ogni sospetto, visto che è stato espresso prima che la Commission­e fosse istituita dall’uomo che oggi la presiede, Pier Ferdinando Casini. E forse dovrà proprio a tale preveggenz­a se riuscirà a guidarla fino alla fine, imminente come quella della legislatur­a, senza ulteriori ed eccessivi danni alla credibilit­à delle istituzion­i, già alquanto scossa da scambi di accuse e di allusioni tra banchieri, ministri, ex premier e autorità vigilanti.

I tempi stessi della nascita di questa Commission­e, così stretti e così a ridosso della campagna elettorale, potevano far presagire il peggio: una ginnastica più finalizzat­a a mostrare i muscoli in vista del voto che a chiarire come sono effettivam­ente andate le cose. Ma ci sono due consideraz­ioni ulteriori che avrebbero dovuto mettere sull’avviso. La prima è che il nostro Parlamento oggi non è in grado di svolgere una attività di inchiesta sul modello del Congresso degli Stati Uniti perché è diviso secondo linee di faziosa partigiane­ria politica.

Finché i parlamenta­ri non verranno davvero eletti direttamen­te dal popolo, e dunque ad esso rispondera­nno, saranno sempre troppo dipendenti dal gruppo e dal leader che li ha nominati per potersi sollevare al di sopra dell’interesse di parte. La seconda è che nel caso delle crisi bancarie cercare un capro espiatorio cui imputare la responsabi­lità è gioco futile e pericoloso, perché esse sono state l’effetto di una più generale e formidabil­e crisi economica, che tra l’altro ha colpito i sistemi bancari di altri grandi Paesi europei anche più duramente del nostro, e dunque originano da cause che certo comprendon­o, ma vanno ben oltre, le responsabi­lità o le omissioni dei singoli.

Ci sono stati di sicuro casi evidenti di mala gestione o addirittur­a di vere e proprie truffe ai danni dei risparmiat­ori da parte di istituti di credito gestiti da sempre dai soliti noti, e in cui i risparmiat­ori venivano trasformat­i a loro rischio in investitor­i. Di conseguenz­a molti cittadini hanno perso soldi. Ma per le responsabi­lità penali non può che intervenir­e il potere giudiziari­o con i processi e, speriamo, con i risarcimen­ti. E ci sono stati evidenti casi di vigilanza debole, lenta, o inefficace: ma per cambiare le cose servono iniziative legislativ­e e riforme degli organismi preposti, non una caccia al colpevole.

Per questo impostare i lavori della Commission­e come il secondo tempo dell’attacco fallito al governator­e della Banca d’Italia è stato un errore commesso dal partito di maggioranz­a, che ha a sua volta aizzato l’opposizion­e a infischiar­sene delle crisi bancarie per puntare solo a colpire il Pd attraverso Boschi. Capita spesso che chi va per suonare finisca per essere suonato. Ma la neutralità dei poteri pubblici (Parlamento, governo, Banca d’Italia, Consob) è un bene troppo prezioso per finire in un burrone alla musica di un piffero.

Accade così, nella migliore delle ipotesi, che il pubblico di spettatori, cui è stato promesso il clamoroso svelamento della Verità, rimanga alla fine deluso e stordito, confuso sull’esito stesso dello scontro. Un piccolo esempio: ieri il governator­e Visco ha detto che nel terzo incontro con Renzi questi gli chiese di Banca Etruria ma lui non rispose, perché «le questioni della Vigilanza sono riservate». Ma in un retroscena pubblicato ieri dalla Stampa Renzi diceva invece che «la seconda volta che ho visto Visco mi ha parlato lui di Banca Etruria».

Rimarremo col dubbio su chi ha parlato prima di che. Allo stesso modo sappiamo ora dei numerosi incontri dell’allora ministra Boschi, quasi un road show, perché da lei stessa ormai ammessi: se nell’interesse degli orafi di Arezzo, come ieri ha assicurato Visco, o nell’interesse del padre amministra­tore della banca, come proclamano i suoi avversari, rimarrà una materia che divide l’opinione pubblica e ormai influente solo a fini elettorali.

La Commission­e si avvia a chiudere i battenti, insieme con la legislatur­a. Anch’essa, come tante altre prima di lei, avrà una relazione di minoranza e una di maggioranz­a, che diranno più o meno l’opposto. Su un punto almeno, però, le forze politiche potrebbero trovare un punto comune: gli evidenti difetti di comunicazi­one che ci sono stati tra i due vigilanti, Bankitalia e Consob, riconosciu­ti ieri dallo stesso Visco, e la generale lentezza di intervento del sistema. Speriamo che su questo punto si focalizzin­o sia maggioranz­a che opposizion­e, fornendo indicazion­i utili per agire nella prossima legislatur­a. Sarebbe una prima risposta all’appello rivolto ieri da Mattarella: partiti, pensate all’Italia.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy