Quelle coop che azzerano paghe e diritti
Prima che sia troppo tardi va acceso un faro sulla vicenda della Castelfrigo nel Modenese. Nel primo distretto della macellazione delle carni in Italia rischia di consumarsi una pagina vergognosa del lavoro. Imprenditori che definire spregiudicati è un eufemismo fanno il bello e cattivo tempo avvalendosi di cooperative spurie, una forma di impresa che entra in campo quando si vuole tagliare le paghe e azzerare i diritti. Il fenomeno delle «spurie» è da anni una presenza costante nelle filiere. Una presenza che contrappone i lavoratori dell’azienda-madre a quelli delle ditte fornitrici, si accompagna con forme di caporalato etnico e di super-sfruttamento grazie all’adozione di contrattipirata, salari dimezzati e pagamenti in nero. I lavoratori della Castelfrigo sono in agitazione da 64 giorni contro 127 licenziamenti e ora hanno deciso di cominciare lo sciopero della fame da parte di tre lavoratori delle cooperative in appalto. Un ivoriano, un albanese e un cinese. E’ un’altra novità nel campo delle lotte sindacali e le va riservata la giusta attenzione per i riflessi che può avere ben oltre l’ambito economico. Il caso Castelfrigo è tutt’altro che isolato, si stima che siano almeno 100 mila i lavoratori in forza alle «spurie» e quindi una bonifica si rende più necessaria anche per non penalizzare gli operatori che osservano le regole e subiscono una concorrenza sleale. Il fenomeno si è così esteso che le cooperative senza certificato di revisione — quindi fuori dalle norme — riescono a partecipare e risultare vincitrici delle gare di appalto indette dalla pubblica amministrazione. Sembra incredibile ma è la dura realtà: lo Stato che premia chi disattende le leggi dello Stato. Per tutti questi motivi è bene che il ministro Giuliano Poletti — che il caso modenese se non altro per motivi territoriali dovrebbe conoscerlo — accenda quel faro e dica chiaramente cosa intende fare per stroncare gli abusi e i reati più evidenti.