Milan, continua la caduta La situazione è grave
Se una sconfitta in casa MILANO con l’Atalanta è accolta come un evento ineluttabile si capisce che la situazione è grave, forse compromessa. Le conferenze di vigilia al Milan raccontano previsioni che si auto avverano, le paure evocate si materializzano puntualmente in campo, le contromisure si limitano alla descrizione, sempre più depressa e dettagliata, della diagnosi. Che ormai è chiara e i tifosi del Milan (che prima sostengono la squadra, ma finiscono per fischiarla fortemente, con i giocatori che si scusano sotto la Curva e Donnarumma al centro del mirino per una papera e non più per i suoi contratti) conoscono a memoria: la squadra non fa neanche malissimo — il che finisce per diventare un’aggravante — ma ogni accenno di ripresa rimbalza contro la propria mediocrità come un muro di gomma. La difesa qualcosa concede sempre, agli attaccanti (con Cutrone in fascia: esperimento non riuscito) manca sempre un centimetro o un millesimo di secondo per fare gol. Tutti sono impauriti e tremebondi. Al menu solito, ieri si è aggiunto un inedito: pure Gigio sbaglia, perché respinge malamente il colpo di testa di Caldara che finisce sui piedi di Cristante (il gol dell’ex è un’altra ovvietà della sfida, visto che in tutto sono nove i giocatori transitati di qua e di là).
Così sono arrivate otto sconfitte in capo a 18 partite, due allenatori e cinque giorni di ritiro: significa nono posto (con Bologna, Torino e Udinese), a -16 punti dall’Inter, avversaria in Coppa Italia il 27, che sembra su un altro pianeta. Sul pianeta Milan, invece, solo una cosa è chiara: «Non darò mai le dimissioni — chiarisce Rino Gattuso —. Ma la società non mi deve nulla, non sarò mai un peso». Per ora non è neanche la cura: quattro punti in quattro partite, due sconfitte di fila.
L’Atalanta di Gasperini (che all’inizio rinuncia a Ilicic) esegue esattamente quello che si era prefissata: parte bene, pressando alto e costringendo il Milan a schiacciarsi. Appena mettono la testa fuori, i rossoneri troverebbero anche il gol con Bonaventura (annullato dalla Var: c’è fallo di mano di Cutrone e Jack è in fuorigioco), ma l’Atalanta mostra tutte quelle differenze temute alla vigilia, è più aggressiva, corre di più. Basta mezz’ora per cedere alla rete di Cristante (che oltre a Donnarumma vede colpevoli anche Bonucci e Musacchio). Il secondo tempo non è neanche male, ma la reazione rossonera non prevede il gol: Kalinic (che nel primo aveva rischiato grosso con un pestone a Toloi) fa un po’ di sponde (Kessie e Borini fuori di poco), poi viene murato da Hateboer nel suo tentativo migliore. A quel punto, l’Atalanta deve solo aspettare e colpire in contropiede, cosa che le riesce con facilità e divertimento con il neo entrato Ilicic (Gomez avvia, Spinazzola fornisce un assist perfetto). E a quel punto, il Milan sbraca come non dovrebbe succedere ma come è già successo. Nessun veleno, nessuna soluzione in vista. Come in un libro scritto male, il Milan si spegne a Natale. Arianna Ravelli